“Chiedere di fare di più è un danno per noi infermieri. Hanno sprecato mesi senza prepararsi alla seconda ondata”
Il grido di due infermiere del reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Saronno: "Farci fare ciò che non ci compete va a discapito della nostra immagine professionale"
“Hanno sprecato mesi preziosi, dall’esperienza vissuta a Marzo e Aprile, senza prepararsi al ritorno della pandemia”. Arriva attraverso i social il grido di due infermiere che operano nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Saronno.
Questo il messaggio che Filomena e Cristina hanno lanciato per chiedere più rispetto per la figura professionale dell’infermiere, costretto ad andare anche oltre le sue competenze a causa dell’emergenza sanitaria.
Hanno sprecato mesi preziosi, dall’esperienza vissuta a Marzo e Aprile, senza prepararsi al ritorno della pandemia.
Hanno aspettato la seconda ondata COVID, per approvare e compiere i lavori di riorganizzazione e creare nuovi posti di terapia sub-intensiva spostando il personale senza una specifica formazione di fronte alla palese cattiva gestione di quella che poteva essere una seconda fase, se non indolore, certamente dai contorni non drammatici come quella che stiamo vivendo in questi ultimi giorni
L’infermiere non è una vocazione, ma una scelta, che inevitabilmente ti costerà fatica, tempo, stress e anche qualche malattia.
L’infermiere è un professionista con grandi capacità empatiche, capace di una carezza, di una tenerezza al momento giusto ma soprattutto un professionista con le idee chiare su clinica, linee guida e protocolli operativi.
I nostri luoghi di cura oggi sono aziende, questo per noi è un ulteriore danno perché la ricerca del risparmio induce i nostri datori di lavoro a chiederci di fare di più, di fare altro, di fare anche ciò che non ci compete e questo a discapito della nostra immagine professionale.
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