Caritas Ambrosiana, Gualzetti: “Bisogna ridare priorità all’educazione e ai giovani”
Il direttore di Caritas Ambrosiana commenta: «Va ridata priorità all'educazione e ai giovani, i 5mila volontari dei doposcuola parrocchiali una risposta all'isolamento che l'insegnamento a distanza produce».
È partita la distribuzione di computer per le famiglie con il progetto “Nessuno resti indietro”. Il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti commenta: «Va ridata priorità all’educazione e ai giovani, i 5mila volontari dei doposcuola parrocchiali una risposta all’isolamento che l’insegnamento a distanza produce».
Di seguito il comunicato stampa:
«La didattica a distanza, come è stata sperimentata in questi mesi, ha fortissimi limiti. Non solo perché aumenta invece che diminuire le disuguaglianze sociali, penalizzando gli alunni e gli studenti delle famiglie più povere che non hanno device tecnologici, spazi nelle abitazioni, organizzazione e preparazione culturale sufficienti. Ma anche perché, anche a prescindere dal ceto di appartenenza, produce isolamento, difficoltà relazionali e un generale calo dell’apprendimento fra i ragazzi, come sta emergendo da autorevoli pareri di esperti. Tuttavia se questa è destinata a essere totalmente o in parte la modalità di insegnamento ancora dei prossimi mesi, occorre attrezzarsi prima di tutto culturalmente per affrontare le criticità che sono emerse, rimettendo al centro dell’agenda politica la tematica educativa e la felicità dell’infanzia e dell’adolescenza ». Ne è convito Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana.
Proprio per attrezzarsi culturalmente la Caritas propone il webinar “Educazione e felicità” in occasione della giornata mondiale per i Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, questa sera, venerdì 20 novembre, alle ore 20.45 sul proprio canale YouTube nel corso del quale si confronteranno Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, e Paolo Limonta, maestro e assessore all’edilizia scolastica del Comune di Milano.
Non possiamo – sostengono gli organizzatori – avere un’attenzione distratta su quanto l’interruzione dell’esperienza scolastica in presenza, la limitazione della socialità e dell’espressione della corporeità, incidano sui vissuti dei nostri ragazzi, già immersi in un contesto di generale insicurezza sul futuro.
Il focus della serata, oltre che sui ragazzi, sarà quindi sugli adulti che rivestono un ruolo educativo e che devono esercitarlo anche in un periodo come questo, per infondere speranza e per trovarla essi stessi, per reinventare le relazioni, per garantire il diritto alla felicità.
Dai colloqui effettuati presso un campione dei responsabili dei 302 doposcuola parrocchiali al termine del lockdown di questa primavera, era emerso come un alunno su due non fosse riuscito a seguire le lezioni a distanza. Ma soltanto una minoranza, uno su cinque, era rimasta indietro, perché sprovvista di un pc, un tablet o una connessione internet.
Proprio questa indagine aveva convinto la Caritas Ambrosiana a lanciare un programma di contrasto alla povertà educativa che affrontasse il digital divide all’interno di un approccio più ampio. La raccolta fondi avviata per sostenere il progetto “Nessuno resti indietro” ha permesso a Caritas Ambrosiana di arrivare all’obiettivo prefissato di 200 pc. La distribuzione di un primo lotto di 130 computer sarà ultimata nei prossimi giorni e avverrà attraverso la rete dei doposcuola parrocchiali, ai cui responsabili è stato dato il compito di individuare le famiglie che ne hanno bisogno. Proprio la mediazione dei doposcuola, permetterà agli alunni di ricevere non solo i dispositivi ma anche il supporto didattico assicurato dagli stessi volontari che a loro volta saranno formati attraverso un ciclo di incontri in programma all’inizio del prossimo anno.
«Alle criticità emerse su questa nuova modalità di insegnamento occorre rispondere con un maggiore sforzo di riflessione, attenzione, preparazione e risorse. Proprio i 5 mila volontari dei doposcuola parrocchiali con la loro passione educativa e capillare presenza sui territori possono dare una risposta all’isolamento della didattica a distanza. Ma vanno formati e sostenuti», sottolinea Gualzetti.
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