Saronno, come ci si prepara al nuovo lockdown
La situazione nel centro città nell'ultimo giorno prima dell'entrata in vigore delle nuove restrizioni. Speranze, paure e incertezze: sensazioni opposte tra esercenti e commercianti
Saronno si prepara al “secondo lockdown”, tra le paure, le speranze e le incertezze dei commercianti. L’atmosfera che si respira in città nell’ultimo pomeriggio tra le vie del centro prima dell’entrata in vigore delle nuove misure imposte dall’ultimo Dpcm, che limita gli spostamenti e obbliga diversi esercizi commerciali a sospendere nuovamente l’attività, almeno per due settimane, è un misto di attesa e speranza.
Tra gli esercenti si respirano sensazioni opposte: c’è chi confida di poter tornare a lavorare durante il periodo natalizio e chi invece si sente sempre più nel baratro della crisi. I negozi di abbigliamento sono pronti a sfruttare i mezzi digitali e gli e-commerce per cercare di portare avanti l’attività, mentre bar e ristoranti provano a riorganizzarsi con l’asporto.
«Per il commercio è una situazione difficile – spiega il commerciante del negozio di abbigliamento Marzorati, situato all’inizio di Corso Italia -. Noi ci siamo organizzati con un nuovo sito e-commerce. Speriamo siano solo due settimane di chiusura, che comunque per noi saranno un duro colpo. Se si tratta di fermarsi per quindici giorni possiamo reggere l’urto e ripartire in vista del Natale, ma se i tempi delle chiusure si allungano sarà un problema».
Situazione più complicata tra i bar: «Proveremo a riorganizzarci con l’asporto, anche se durante il primo lockdown abbiamo fatto molta fatica – dice il titolare del bar Torino -. La mia fortuna è di avere anche la tabaccheria che potrò tenere aperta, altrimenti probabilmente mi troverei costretto a chiudere tutto. È una situazione difficile. Sulle scelte del governo preferisco non esprimermi».
Gli ultimi caffè ai tavolini e gli ultimi aperitivi si consumano in un’atmosfera piuttosto particolare. Alle 18 le serrande si abbassano, i dehors dei locali si svuotano e gli agenti di Polizia Locale cominciano il giro di ricognizione per monitorare la situazione e il rispetto dell’orario di chiusura.
Le serrande di tanti negozi si abbassano e starano chiuse per almeno due settimane, nell’attesa di capire se sarà possibile riprendere l’attività lavorativa.
«Avevamo provato a riorganizzarci con l’asporto durante il primo lockdown – racconta il dipendente di un altro bar del centro città, aperto solo un anno e mezzo fa -. Dobbiamo valutare bene se vale la pena operare con le consegne a domicilio. Inoltre le regole su come i cittadini possano consumare i nostri prodotti al di fuori dei negozi non sono chiarissime, vedremo anche come si muoverà la concorrenza. Aspettiamo anche e soprattutto gli aiuti del decreto ristoro, noi siamo nuovi e ne abbiamo bisogno. Natale per noi è molto importante e speriamo di lavorare, a patto che a gennaio non ci richiudano di nuovo. Abbiamo lavorato tanto durante questi mesi per adeguarci alle norme e ci siamo attrezzati per rispettare al meglio le regole: ora ci richiudono di nuovo, questo dispiace. Chi rispetta le regole e le fa rispettare è giusto che continui a lavorare».
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