Mercato di Saronno: confusione, paura e rabbia tra gli ambulanti
C'è chi si lamenta per le regole imposte e non chiare e chi si rimbocca le maniche: "Nella crisi si cerca di arrangiarsi e di stare a galla come si può"
C’è confusione, paura e rabbia tra gli ambulanti che popolano il mercato di Saronno.
Quello che si prospetta infatti con la firma dell’ultimo DPCM è un lockdown nelle zone rosse (tra cui la Lombardia), con la chiusura quindi di moltissime attività a partire da giovedì 5 novembre.
Per commercianti e ambulanti sarebbe un secondo stop lavorativo, dopo il lockdown della scorsa primavera. Non certo una situazione semplice, soprattutto per chi ha un’attività da mandare avanti e dipendenti da pagare.
In questi mesi gli ambulanti del mercato si sono adattati alle nuove regole imposte dall’emergenza sanitaria che tutto il mondo sta vivendo. Soltanto la scorsa settimana il sindaco di Saronno Augusto Airoldi aveva fatto visita al mercato della città per verificarne le condizioni insieme al comandante della Polizia locale Giuseppe Sala: a parte pochi casi di persone che non indossavano correttamente la mascherina, sindaco e polizia locale non avevano riscontrato criticità.
«È assurdo – lamenta un commerciante -. Se dobbiamo chiudere chiudiamo, però si applicano sempre le regole come si vogliono applicare. Abbiamo dei governanti disposti a sparare l’uno contro l’altro anziché trovare una soluzione ai problemi, anche perché la maggior parte di loro non sa neanche cosa significhi lavorare. Capisco la difficoltà a prendere decisioni in una situazione del genere, però per noi è pesante, anche perché a metà novembre ci saranno scadenze importanti per chi ha un’attività. Staremo fermi senza neanche un’entrata per l’ennesima volta».
Tra gli ambulanti di prodotti alimentari c’è chi, se le regole lo consentiranno, ha già pensato di tornare alla consegna dei prodotti direttamente a casa del cliente. Non certo una situazione ottimale, ma nella crisi si cerca di arrangiarsi e di stare a galla come si può: «In questo caso lavoreremmo solo con la nostra clientela – racconta Paolo, un ambulante di prodotti ortofrutticoli – cerchiamo di adattarci e di fare quel che si può».
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