Riceviamo e pubblichiamo una nota di Attac Saronno. «Airoldi e Covid: cresce l’informazione, ma si può fare di più!». 

 

Ci voleva davvero poco per fare più di quanto non avesse fatto l’amministrazione fascioleghista – poco avvezza alla trasparenza – in fatto di comunicazione ai saronnesi sull’andamento della pandemia in città.

Tuttavia ciò non era scontato e diamo atto al sindaco Airoldi e alla sua squadra di avere già fatto alcuni passi in avanti su questo fronte, intanto pubblicizzando (era ora!) con cadenza pressoché quotidiana l’andamento dei ricoveri e dei contagi, affiggendo manifesti sui comportamenti individuali da tenere per evitare il propagarsi del contagio e convocando un tavolo di coordinamento tra enti per la tutela delle persone più fragili, del cui esito operativo restiamo in attesa, per darne opportuna valutazione.

Ma non basta. 

Crediamo infatti che la trasparenza dell’informazione sulla situazione locale della pandemia e il coinvolgimento (se possibile attivo) debba passare attraverso una comunicazione capillare in grado di arrivare in tempo reale all’intera cittadinanza o alla sua stragrande maggioranza.

Il sempre minor numero di persone (soprattutto fragili, anche ora, prima delle annunciate ulteriori restrizioni) che girano a piedi in città non favorisce la lettura dei manifesti; così come non tutti i saronnesi ritirano in edicola Saronno Sette, ascoltano la radio o leggono la stampa quotidiana locale on-line.

Urge trovare un metodo per raggiungere tutte le persone ancora tagliate fuori da questa informazione. Una soluzione in questo senso potrebbe essere un utilizzo intelligente dei social network.

Niente di nuovo all’orizzonte, beninteso: tante volte, “copiare” bene ciò che altri hanno già sperimentato con successo può essere sufficiente, almeno ad ottenere un livello adeguato di informazione dei residenti. Si prenda allora spunto da quanto alcuni comuni limitrofi (ci piace citare gli esempi virtuosi di Rescaldina e Gerenzano), che hanno creato un sistema di messaggeria a regia comunale, ad adesione volontaria dei cittadini interessati (moltissimi, in queste realtà), cui si possano ricevere avvisi  e aggiornamenti.

Altrove questo sistema è già utilizzato anche per affrontare altre situazioni sia emergenziali (come la viabilità cittadina in caso di eventi atmosferici) sia programmate (sempre restando alla viabilità, in caso di lavori pubblici), con tanto di consigli sulla viabilità alternativa o sul disincentivo all’uso dell’auto. Potrebbe essere un primo, piccolo esempio di “Città della cura”, come quella che noi di Attac auspichiamo.

Senza dimenticare il fatto che andranno sempre più potenziate, in tempi di imminente lockdown, possibilità di coinvolgimento attivo della popolazione nella presa in carico delle persone più danneggiate, prendendo spunto dalle attività di mutualismo dal basso sviluppate nei mesi scorsi in tante città italiane, dove la sopravvivenza materiale di tantissime/i è dipesa dall’attività di “brigate” di cittadini volontari, spesso organizzate e coordinate con le amministrazioni comunali.