La chiusura dei ristoranti alle 18 fa male anche al comparto alimentare “made in Varese”
Lo ribadisce il presidente provinciale di Coldiretti, Fernando Fiori, che chiede un adeguato sostegno economico a tutta la filiera
«La chiusura alle 18 della ristorazione provoca effetti a catena per il sistema agroalimentare, pesando anche sulla bilancia produttiva del made in Varese». Sugli ultimi effetti del DPCM interviene anche la Coldiretti della nostra provincia, rimarcando l’effetto a cascata su tutta la filiera a causa di questo provvedimento, una perdita di fatturato stimata in oltre un miliardo in tutta Italia come emerge da un’analisi della stessa Coldiretti su scala nazionale.
«Un drastico crollo dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari made in Varese, dai formaggi ai salumi, dalla carne al vino, ma anche frutta e verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco» spiega Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese. «Le limitazioni alle attività di impresa devono certamente prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera e misure come la decontribuzione protratte anche per le prossime scadenze superando il limite degli aiuti di stato. Ai cittadini e agli operatori economici chiediamo di aderire con atti concreti alla campagna di mobilitazione #MangiaItaliano, privilegiando negli approvvigionamenti cibi 100% Made in Varese e Made in Italy».
«Il lavoro delle imprese agricole e degli allevatori durante il lockdown è stato continuo e, di conseguenza, non c’erano ragioni per un aumento dei prezzi al dettaglio. Ciò detto, abbiamo visto che ci sono stati considerevoli aumenti allo scaffale, ad esempio, per alcune tipologie ortofrutticole, come mele e patate, che sono aumentate del 4%. Ma nulla è andato all’agricoltura. Ma non solo al tessuto alimentare occorre guardare, dato che a pagare un prezzo carissimo, in primavera, sono state le imprese florovivaistiche, costrette a gettare i loro fiori: è uno scenario che va assolutamente evitato. È importante ricordarci di questo ogniqualvolta, anche in questi giorni, ci si reca a fare la spesa: salvare la nostra agricoltura è un atto che parte dalla spesa consapevole dei cittadini. E tutti, insieme, possiamo fare la nostra parte per superare anche questa nuova fase di emergenza».
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