Elezioni a Saronno, l’intervista a Pierluigi Gilli
La biografia, le curiosità, il programma e le aspettative del candidato di Con Saronno e Azione, Italia Viva e + Europa
Cinque candidati alla poltrona di primo cittadino di Saronno. Cinque interviste a tutto campo per conoscere meglio gli aspiranti sindaci, capire quali sono i punti chiave dei programmi elettorali e i valori delle liste che li sostengono.
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Pierluigi Gilli è il candidato sindaco per la coalizione composta dalla lista civica “Con Saronno” e dalla lista che unisce Azione, Italia Viva e + Europa.
Nato nel 1956, saronnese da sempre, sposato dal 1985 con Mara Girola, attualmente preside del Liceo Scientifico “G.B. Grassi” di Saronno, padre di tre figli, Marta, Filippo e Alberto.
Avvocato con specializzazione civilistica e privatistica, professore universitario, il suo curriculum è lungo e variegato, con incarichi in enti, istituzioni e società pubbliche. È stato sindaco di Saronno dal 1999 al 2009 ed è stato candidato sindaco anche nel 2015.
Tra le sue passioni gli amati gatti, i fiori e la lettura. Se c’è un libro che ama citare è il Deserto dei Tartari di Dino Buzzati «perfetta metafora di quello che stiamo vivendo oggi, in attesa di un nemico che non si vede, ma c’è, un’ esasperazione e una tensione costanti. Viviamo assediati senza sapere da chi, forse da noi stessi. È un libro che amo, metafora del mondo contemporaneo». Ama il buon cibo e si definisce un buon cuoco, soprattutto per i primi piatti, paste e risotti in particolare. E i viaggi, sia per lavoro che per diletto: «Il mio luogo del cuore è Bormio e le valli dei dintorni. Poi Laigueglia, che sento come casa. E Roma, una città che amo e che conosco meglio di Milano».
LA COALIZIONE– «“Con Saronno” è una lista di saronnesi, persone che a Saronno lavorano, vivono, conoscono la città, con con provenienze diverse, tutte che hanno risposto all’appello con entusiasmo. Abbiamo formato un gruppo unito, bello, senza problemi o liti. In tanti sono nuovi, parliamo e discutiamo di amministrazione, di cose pratiche, c’è un bell’amalgama anche con la lista più politica, che rappresenta un esperimento, un laboratorio vero e proprio: liste che mi auguro possano mettersi insieme in maniera stabile per formare un centro vero, moderato, pragmatico. Un esperimento che se funzionasse potrebbe allontanarci dall’ubriacatura che abbiamo scontato per più di venti anni, questo bipolarismo che ha portato al trionfo delle parti più estreme. Il vuoto al centro va riempito per evitare gli estremismi».
COME È CAMBIATA LA CITTÀ IN QUESTI 5 ANNI – «La premessa d’obbligo è che gli ultimi 5 anni non stati fortunati, sotto diversi punti di vista, la crisi economica, il coronavirus. Però bisogna anche dire che l’attuale amministrazione ha affrontato tante questioni in maniera deficitaria. Il sindaco si nasconde dietro il fatto che non è una sua competenza la gestione della pandemia, ma tanti altri hanno rassicurato, fatto capire, comunicato. È mancato il rapporto coi cittadini, non c’è stata nessuna attenzione per la comunicazione normale. Raccontano di successi che non esistono: la sicurezza è meglio di 5 anni fa? Non mi sembra, non è vero che tutto si è sistemato. Non capisco se è sfacciataggine o incapacità. Chi vive Saronno lo sa e lo vede tutti i giorni. Parlano di stazione ripulita, ma il degrado e la criminalità si sono spostati dietro: è come quando si fanno le pulizie e si alza il tappeto per buttare sotto la sporcizia. Magari hanno tentato di fare qualcosa, ma non l’hanno fatto o lo hanno fatto male».
COSA C’È DA FARE/UN SOGNO DA REALIZZARE – «Prevenire è meglio che curare. Serve più presenza nei quartieri, idee ne abbiamo parecchie e non sono complesse da realizzare. Serve tornare a parlare con i Comuni vicini, perchè da soli si può far poco mentre l’unione fa la forza. Saronno deve tornare ad essere una città ordinata, perchè se c’è ordine c’è più sicurezza, più pulizia, più lavoro. Ci saranno ripercussioni psicologiche grosse dovute al post coronavirus, servirà attivare un servizio di supporto psicologico e un aiuto per i cittadini, le scuole. Sull’urbanistica c’è poco da fare, gli spazi sono stati occupati tutti o quasi con decisioni spesso assurde: bisognerà governare questo sviluppo, favorire il coworking, ad esempio, interpretare i nuovi bisogni. Il Covid ha cambiato il nostro modo di vivere. Un sogno? Palazzo Visconti resta il mio pallino. Mi sembra incredibile che l’unico edificio civile nobile della città di proprietà pubblica resti lì, abbandonato. Noi un progetto lo avevamo fatto, avevamo trovato anche il modo di finanziarlo, poi per beghe diverse fu accantonato. Questa amministrazione non ha fatto nulla. Io continuo a dire che si dovrebbe farne la sede del Comune, come è stato dal 1861 al 1927. Mettendo insieme gli edifici comunali di pregio in quell’area si creerebbe una zona destinata ad attività pubbliche, mostre, concerti, laboratori. Come finanziare questo progetto? In vari modi, facendo dismissioni, accendendo mutui, cogliendo finanziamenti e bandi. Con l’aiuto di cittadini e dei benefattori per Palazzo Visconti si potrebbe fare anche un’operazione ulteriore, una sorta di buono per Saronno, credo che i cittadini saronnesi aderirebbero per salvare un edificio di tale pregio. Il mio sogno è quello di riportare la sala della giunta nella sala delle udienza della ex Pretura, un luogo decoroso, bello».
I PUNTI CHIAVE DEL PROGRAMMA – «Il primo punto è un aspetto politico/morale, cioè sostenere l’ospedale di Saronno, mettere insieme tutto il territorio, i venti comuni delle quattro province che circondano Saronno, ma anche le associazioni, i sindacati, la chiesa: battere i pugni sui tavoli in Regione. Gli organismi ci sono, è vero, ma non hanno peso. L’ospedale oggi è un problema, il tema della salute riguarda tutti. La raccolta firme è un po’ fine a sè stessa, con le istituzioni devono dialogare le istituzioni. In Valtellina quella per salvare l’ospedale di Sondalo è una battaglia di tutti, ci si deve mettere insieme anche qui. Per il resto, dobbiamo riportare la normalità, le manutenzioni ordinarie vanno fatte sistematicamente, metodicamente, quelle straordinarie vanno fatte quando occorre. Si potrebbe riorganizzare il personale per agire in base alle segnalazioni. Si parte dai tombini per arrivare agli edifici comunali, le case, le scuole, gli impianti sportivi. Con bandi e finanziamenti si potrebbe costruire la nuova scuola Leonardo Da Vinci, per liberare l’edificio del 1882, non più idoneo, e trasformarlo nella sede delle associazioni in centro. Per il lavoro, occorre rilanciare e dare una mano con provvedimenti concreti: ci sono i terreni comunali, non quelli acquistati per la sagra delle salamelle (la città deve essere trattata come una città, non come un paesotto), dove costruire piccoli capannoni da dare a start up per avviare attività, con spazi per il coworking, l’innovazione. Per la cultura, credo che debba essere intensificato il legame con Milano: penso al Santuario, agli affreschi di Gaudenzio Ferrari e Bernardino Luini, perchè non creare un collegamento con il Cenacolo? In 20 minuti da Milano si è a Saronno e si potrebbe far entrare le bellezze che abbiamo qui in un circolo virtuoso che vada oltre il provincialismo. La città andrà ricalibrata anche in base al cambio del mondo del lavoro post coronavirus, bisognerà studiare soluzioni e trovare spazi per gestire il traffico».
QUI TUTTO IL PROGRAMMA DELLA COALIZIONE CHE SOSTIENE PIERLUIGI GILLI
APPELLO AGLI ELETTORI – «Abbiamo persone qualificate, professionalità e valori. Io ho già guidato Saronno, so come si fa, credo di avere esperienza, energia ne ho, conoscenza dell’apparato amministrativo anche, la mia professione mi aiuta tanto. Sono in pensione, ho tempo e possibilità di dedicarmi alla città. Il momento è diverso rispetto a quando sono stato sindaco, lo so e so che ci sono problematiche diverse da affrontare, ma l’essere preparati aiuta, senza dover spendere montagne di soldi in staff e consulenze. Bisogna saper decidere e la decisioni si devono prendere con pragmatismo».
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