Latte, bianca, caffè, nera: il gergo degli spacciatori del bosco
Parte del gruppo stava nella stessa zona per parecchio tempo, tanto da farsi portare cibo, acqua, sigarette, alcolici e in un caso addirittura di contraccettivi dai clienti
Una telefonata, l’ordine di “latte”, “bianca” o “bella”, o magari di “caffè”, “nera” o “brutta” oppure di “satla”. L’appuntamento a “la sbarra” o al “cartello 50”, la consegna e poi il ritorno nel bosco, dove si erano creati delle vere e proprie stanze per dormire.
Funzionavano così le cose, dall’ordine alla cessione della droga, nella zona boschiva compresa tra Tradate, Venegono Inferiore e Venegono Superiore, teatro dell’operazione portata a termine dai carabinieri della Compagnia di Saronno, con il supporto dei militari dei comandi provinciali di Varese, Bergamo e Lecco e delle unità cinofile di Casatenovo.
La banda, composta da quattro marocchini ancora ricercati e due italiani finiti in manette, era organizzata per gestire anche grossi quantitativi di droga, cocaina (latte, bianca o bella nel gergo di acquirenti e spacciatori), eroina (caffè, nera o brutta) e hashish (satla).
Dormivano nel bosco, con tanto di materassi, tende e coperte, ma anche armi (due machete ritrovati nel blitz notturno) che usavano sia per difendersi in caso di controlli, sia per minacciare chi non voleva pagare o aveva qualcosa da ridire su quantità o qualità della roba.
Stavano nella stessa zona per parecchio tempo, tanto da farsi portare cibo, acqua, sigarette, alcolici e in un caso addirittura di contraccettivi dai clienti, disposti anche a questo pur di avere la droga, comprata a volte non solo in contanti, ma anche con orologi, gioielli e altri oggetti preziosi, per un incasso giornaliero che si aggirava intorno ai mille euro al giorno.
Gli investigatori, durante l’attività d’indagine, hanno identificato 91 acquirenti. La banda aveva un ordine gerarchico, con i marocchini che facevano da organizzatori dello spaccio in tutte le sue fasi, confezionamento, la ricezione degli ordini e la distribuzione della droga, mentre i due italiani finiti in manette facevano da “vedetta” e da finte esche per le forze dell’ordine. C’era anche una donna, per cui è scattata la misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Varese, nella banda: lei si occupava di spacciare piccole quantità e di fornire supporto logistico al gruppo, facendo da mangiare.
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