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Da rifugiati a calciatori: l’esperienza di Liberi Nantes a Roma

Tra le case popolari di Pietralata c'è il campo sportivo di via Marica. Un posto di frontiera, carico di fascino, dove ha preso vita una squadra molto particolare

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Un viaggio nella periferia romana e nelle esperienze di inclusione attraverso lo sport: è stato quello del giornalista Francesco Oddi nel campo “XXV aprile” di Via Marica, tra le case popolari di Pietralata, dove è nata e cresciuta la squadra dei Liberi Nantes, affiliata a Uisp Roma, grazie al lavoro di Alberto Urbinati – presidente dell’associazione sportiva -, e di molti altri dirigenti volontari e ragazzi del quartiere. La squadra, anche attraverso la partecipazione alle attività organizzate da Uisp Roma e ai Mondiali Antirazzisti, ha acquisito esperienza e coscienza dei propri mezzi, collegandosi con altre esperienze simili in giro per l’Italia.

«…il campo sportivo “XXV aprile” di Via Marica 80, tra le case popolari di Pietralata, versante Est della Capitale, è diverso dagli altri – scrive Oddi – È un posto di frontiera, carico di fascino, poesia e fatica. “Quando siamo entrati qui per la prima volta, cadeva tutto a pezzi – spiega Alberto Urbinati, il presidente di Liberi Nantes – non c’erano luce e acqua calda negli spogliatoi, la recinzione era da rifare, il bar mezzo crollato. Un lavoro colossale, che ci siamo sobbarcati con dei volontari e alcuni migranti, arrivati da tutta Roma per aiutarci”».

«La Liberi Nantes nasce nel 2007 – prosegue Urbinati – e dopo un paio d’anni abbiamo cominciato a giocare in Terza categoria. Fuori classifica, perché non era possibile tesserare i ragazzi che giocavano con noi: era richiesto un domicilio, ma ben pochi lo avevano. Abbiamo fatto una battaglia per lanciare il domicilio sportivo, dando come residenza dei ragazzi questo campo, ma ci siamo riusciti solo in parte. Quest’anno abbiamo risolto tutto e iniziato a giocare in classifica. Poi se qualcuno trova una squadra in Promozione che gli offre un minimo di rimborso spese, è libero di andarci, lo svincoliamo con piacere».

Far partire i componenti della rosa non è l’unico problema: «Qui è tutto complicato: nelle altre squadre, per le trasferte ci si vede direttamente al campo. Noi ogni volta dobbiamo dare appuntamento qui, e organizzarci con le nostre macchine per portare i giocatori. Senza contare, ovviamente, l’accoglienza che spesso viene riservata a una squadra di rifugiati e richiedenti asilo in certe periferie di Roma…».

Come tira avanti un’esperienza del genere? «Con i contributi dei soci: una trentina, che sottoscrivono una quota. Con il cinque per mille. E con alcuni progetti, legati all’inclusione: siamo partner della Fondazione dell’Uefa, avremmo dovuto organizzare un evento all’Olimpico, con più di 150 ragazzi, legato all’Europeo. Tutto rinviato al 2021».

SPECIALE UISP – Tutti gli articoli di VareseNews in collaborazione con UISP Varese

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Pubblicato il 17 Giugno 2020
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