Attac Saronno: “L’emergenza covid ha esibito il totale fallimento del modello sanitario lombardo”
Attac Saronno dopo la notizia di cronaca dell’arresto di due persone accusate di aver rubato materiale sanitario destinato alla cura dei malati ricoverati in terapia intensiva, interviene con una riflessione sul modello sanitario lombardo
Attac Saronno dopo la notizia di cronaca dell’arresto di due persone accusate di aver rubato materiale sanitario destinato alla cura dei malati ricoverati in terapia intensiva, interviene con una riflessione sul modello sanitario lombardo
L’ultimo raccapricciante episodio di cronaca giudiziaria che ha investito l’ospedale di Saronno, coinvolgendone una dirigente (la dottoressa Veneziano), rivela l’aspetto “illegale” di un sistema sanitario “legalmente” trasformato in business.
Del resto, in una recente intervista il direttore dell’ASST Valle Olona, dottor Porfido, poteva disinvoltamente continuare a permettersi di definire “clienti” i pazienti: la salute è ormai una merce, che i “clienti” possono acquistare come tante altre, nella Regione della “eccellenza sanitaria”.
È arrivato dunque il momento di sfatare definitivamente un mito. Da molti anni la sanità lombarda viene raccontata come un’eccellenza dalla destra che tiene saldamente in mano le redini della regione. Ma l’emergenza Covid-19 ha esibito una verità che confligge con questa descrizione. Ossia il totale fallimento del modello lombardo.
La creazione del quale, operata a partire dal 1997 dall’allora presidente Roberto Formigoni (agli arresti domiciliari per corruzione sul caso clinica Maugeri – Ospedale San Raffaele) e completata dalla Riforma Maroni, ha fortemente indebolito la capacità di risposta del sistema attuale.
Ai tre peccati capitali: aziendalizzazione della sanità pubblica, prevenzione affossata, servizi territoriali svuotati, si è aggiunta l’incompetenza, l’insipienza e la condotta degli attuali vertici politici lombardi, oggi sotto le lenti anche della magistratura.
Come denunciato in una lettera aperta da ex magistrati, avvocati ed altre personalità, si sollecita ogni opportuna iniziativa diretta a far sì che l’emergenza sanitaria sia gestita nel modo più rispondente alle necessità di tutela della salute individuale e collettiva.
Pur nella consapevolezza che la Lombardia è stata investita da una calamità spaventosa non possiamo ignorare che – a differenza di quanto accaduto in altre regioni – si è andata accumulando una serie di errori, di scelte incongrue e di omissioni che hanno portato la nostra Regione ad essere quella con il maggior numero di malati di Covid-19 in Italia, oltre che rispetto ad altri Paesi in Europa.
Basti ricordare:
- la mancata istituzione di una “zona rossa” a Nembro ed Alzano Lombardo; il trasferimento in RSA di malati che hanno contagiato persone particolarmente fragili;
- il mancato reperimento di strumenti di protezione soprattutto per medici e personale sanitario;
- l’omesso coinvolgimento dei medici di base;
- l’inspiegabile limitatezza nell’applicazione dei tamponi, riservati in pratica solo a coloro che giungevano in ospedale;
- la decisione nella fase 2 di far effettuare test sierologici a pagamento e solo in strutture private;
- le contraddizioni e i contrasti con il Governo centrale, spinti anche oltre i limiti di una normale dialettica istituzionale;
- la mancata predisposizione di luoghi in cui porre in isolamento le persone risultate positive;
- la carenza di indagini (tanto più opportune e necessarie con riguardo alla gestione della c.d. “fase 2”) in ordine all’entità delle persone positive, al relativo grado di contagio ed all’area dei c.d. “asintomatici” o portatori sani;
- lo spreco di risorse nel realizzare l’ospedale in fiera.
Da più parti (noi di Attac Inclusi) si chiede la rimozione di questi personaggi (dai vertici ai funzionari delle ATS e ASST). Ma, nel frattempo, cosa succede nel nostro territorio?
In merito alla seconda fase dell’emergenza Covid-19, il direttore generale dell’ASST Valle Olona ha dichiarato che l’ospedale di Saronno sarà l’ultimo a tornare alla normalità.
Mentre due ospedali situati a pochi chilometri di distanza uno dall’altro (Gallarate, già Covid free da diversi giorni, e Busto Arsizio) torneranno alla normalità, Saronno ed i pazienti del saronnese continueranno a sopportare il pellegrinaggio verso Busto e Gallarate o chissà dove per prestazioni alle volte indifferibili per le proprie condizioni di salute.
Infine, secondo la recente denuncia un consigliere regionale di opposizione, siamo fuori tempo massimo anche nell’attivazione delle USCA (Unità speciali di continuità assistenziale). Secondo la delibera regionale nella nostra provincia di Varese dovrebbero essere in base alla popolazione almeno 17 e invece – al momento del report – quelle attive erano soltanto 4, nessuna delle quali nel nostro territorio.
In tutto questo assistiamo al “vuoto cosmico” dell’amministrazione di Saronno, tanto da sembrare inesistente. O, peggio, alla recente dichiarazione del sindaco Fagioli, per cui i 52 morti ufficialmente attribuiti a Saronno (metà delle quali nelle RSA, ancora duramente colpite, con metà degli attuali ricoverati) sarebbero anche merito suo: “Considerando che abbiamo una popolazione di 39.500 abitanti siamo stati fortunati da un lato e anche bravi dall’altro ad evitare che il contagio si propagasse. Sono dati che, complessivamente, possiamo definire positivi”, queste le dichiarazioni di chi – ad inizio epidemia – aveva scritto in un’ordinanza che avremmo avuto 1200 morti in città!
L’amara conclusione è che i cittadini del saronnese hanno una sola speranza: affidarsi alla buona sorte e non ammalarsi!!!
Lavoriamo insieme per cambiare la sanità, in Lombardia e in Italia. Non basteranno le dimissioni di Gallera e magari di Fontana: è il sistema che va rifondato sui principi della riforma sanitaria del 1978.
Cosa possiamo fare concretamente:
Informarci: guardare la trasmissione televisiva Report, stasera 8 giugno, alle 21,15 su RaiTre
Mobilitarci: partecipare sabato 20 giugno alle 15 a Milano (luogo e modalità da definire) alla manifestazione #salviamolaLombardia, per chiedere anche a gran voce il commissariamento della sanità lombarda, come già fatto con la presentazione di oltre 80000 firme (tra cui quelle di Attac) al governo.
ATTAC SARONNO
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