Il sogno di Giacomo: da Saronno agli USA col pallone tra i piedi
La storia di Giacomo Sanvitale, 22 anni, nato e cresciuto a Saronno e trasferitosi da due anni negli Usa. I prossimi due anni giocherà e studierà in California, alla Marymount University, vicino a Los Angeles
Da Saronno agli Stati Uniti d’America per rincorrere un sogno, quello di diventare calciatore.
Ha scelto una strada lunga, un’esperienza diversa e stimolante, fatta di sport, ma anche di progetti di studio e di crescita personale Giacomo Sanvitale, 22 anni, nato e cresciuto a Saronno e trasferitosi da due anni negli Usa. Prima a Fayette, poi a Saint Louis e nel prossimo futuro in California, a Rancho Palos Verdes, alla Marymount University, vicino a Los Angeles, dove giocherà per i prossimi due anni con i Mariners.
Giocatore d’attacco, mezzapunta esterna, a destra o a sinistra non fa differenza basta che possa fornire assist ai compagni (i suoi idoli sono Cristiano Ronaldo e Neymar), è cresciuto nella squadra della città degli amaretti, allora scuola calcio dell’Inter, sua squadra del cuore. Dopo un provino andato male al Milan («ero troppo basso ed esile, mi dissero»), a 15 anni ha deciso di provare a trasferirsi in Svizzera, al Mendrisio, dove ha giocato per tre anni, partecipando al Torneo di Viareggio e vincendo tre campionati. Poi, complice un salto in prima squadra non arrivato (con un po’ di delusione), la scelta di emigrare oltreoceano e provare l’esperienza americana, coniugando lo studio al college e il calcio.
«A 19 anni, dopo 3 bellissimi anni al F.C. Mendrisio, ho ricevuto la proposta di lasciare nuovamente tutto il mondo che mi ero costruito per intraprendere una nuova sfida con me stesso, la più grande, quella di andare a giocare dall’altra parte del mondo, negli Stati Uniti – racconta Giacomo -. Penso che sia un’iniziativa che pochi avrebbero preso a 19 anni. Lasciare amici, famiglia e tutto quel piccolo mondo che minuziosamente ti sei costruito, per andare verso l’ignoto in un continente che non ha nulla a che fare con quello Italiano».
Grazie ad un canale Youtube molto seguito e ai vari canali social, dove ha raccontato passo passo la propria esperienza, l’esperienza di Giacomo è stata di ispirazione per altri ragazzi: «Ho 500 messaggi da leggere su Instagram – spiega -. L’ho fatto perchè credo che vedere, oltre che leggere, cosa ha fatto uno che ci ha provato e in parte ci è riuscito possa essere di stimolo e di aiuto. La risposta è stata incredibile».
In questi mesi anche negli Usa si sta vivendo un periodo particolare: «Il coronavirus qua non ha provocato uno lockdown totale, ma una chiusura parziale. Se voglio, posso andare in giro, anche se molte cose, locali, attività sono chiusi – racconta -. Non è stato semplice gestire la parte sportiva: quando ha chiuso la palestra, ho dovuto reinventarmene una in casa. Ora, da pochi giorni, ha riaperto la piscina e si torna alla normalità. Il campionato non si sa quando potrà ripartire: sarei dovuto andare a Los Angeles ad aprile, poi ad agosto, adesso si parla di gennaio. Vedremo. Anche mia mamma Antonella sarebbe dovuta venire qui per la cerimonia di laurea al community college, ma è saltato tutto: verrà in California, spero».
Il legame con la sua città natale, Saronno, rimane vivo anche se non la frequenta da molti anni: «Contano le radici. La mia famiglia è lì, io sono nato lì e cresciuto lì. Saronno rimane nel mio cuore, anche se da anni non ci vivo. Sarei dovuto tornare ad aprile, ma il coronavirus me l’ha impedito. Sento ancora tanti amici, compagni di classe al Liceo Legnani, che ho frequentato prima di scegliere il Pantani di Busto Arsizio. Parlo spesso di Saronno nei miei video e nelle mie storie, era e sarà sempre la mia città».
Alla Marymount University Giacomo studierà business law, dopo il diploma ottenuto in acting: «Fare l’attore è un altro dei miei sogni (presto girerà un video per High School Musical a Salt Lake City), ma in California non c’era il corso di studi e allora ho optato per un altro ambito che mi attrae da sempre, con la possibilità di diventare procuratore, un domani – spiega -. Ho ancora due anni di studio davanti a me. Ora il sogno è quello di diventare calciatore, tanti osservatori della Major League e degli altri campionati professionistici vengono a vedere le partite dei college, prendono spunti e il nostro campionato è un vero e proprio bacino da cui i professionisti pescano a piene mani. Alcuni miei compagni hanno fatto il salto, altri so che sono stati contattati. Io ci spero. Quando ho scelto Saint Louis l’ho fatto un perchè a Fayette l’allenatore mi voleva far giocare terzino e poi (soprattutto) perchè la mia fidanzata era di lì, ma mi sono tolto delle belle soddisfazioni nonostante un brutto infortunio appena arrivato. Negli ultimi due anni abbiamo fatto benissimo, abbiamo vinto il titolo nazionale e quello dello Stato del Missouri, bei traguardi davvero, pur non essendo favoriti ai nastri di partenza. Ora vado in un altro posto, dove c’è un allenatore brasiliano che mi ha cercato e voluto, una bella opportunità che non mi voglio lasciar scappare. Qui il livello è più basso rispetto all’Italia, ma non è per niente male. Ci sono tantissimi ragazzi che arrivano da tutto il mondo, alcuni che sono cresciuti in squadre blasonate come PSG, Villareal, Palmeiras o che hanno esordito in prima squadra in Venezuela, Colombia o in Africa: vedono nel calcio dei college (il campionato in cui milito si chiama NAIA, National Association of Intercollegiate Athletics) un possibile trampolino di lancio. Spero di riuscire a spiccare il volo anche io».
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