Saronno, Casali: “Propongo quattro idee per il sostegno alimentare”
Nota di Franco Casali, consigliere del gruppo di minoranza Tu@ Saronno, che indirizza all'amministrazione Fagioli quattro proposte concrete per affrontare in maniera più efficiente gli aiuti alle famiglie in difficoltà
Nonostante sia passato un mese da quando il governo ha messo a disposizione del comune di Saronno 209.000 euro per gestire gli aiuti alimentari ai cittadini di difficoltà, ancora in questi giorni leggiamo di famiglie che non hanno ricevuto il pacco ideato dall’Amministrazione.
Non si tratta del primo inciampo nella gestione di questa pur complessa iniziativa a supporto della fasce più deboli, e nonostante l’assessore Tosi si dica convinto che questa sia la soluzione migliore, facciamo presente che ci sono almeno quattro aspetti su cui a nostro giudizio è possibile fare meglio.
Punto uno: la richiesta di assistenza. Oggi viene gestita attraverso il numero unico del centralino del comune di Saronno, che deve coordinare anche i servizi di richiesta di spesa per gli Over 65, il servizio “Lo psicologo risponde” e ogni altra richiesta che i cittadini fanno al comune in questi giorni confusi. Il risultato è che diverse persone fanno fatica a prendere la linea (confermiamo) faticando così ad accedere al servizio. Una soluzione migliore sarebbe quella dare la possibilità d’inviare la richiesta non solo per telefono, ma anche via e-mail, venendo poi in seguito contattati dagli addetti del comune per il colloquio telefonico, cosa che aiuterebbe anche a gestire gli ingenti carichi di lavoro potendo smistare le telefonate su più operatori.
Punto due: la logistica dei pacchi è oggettivamente complicata. Implica l’acquisto dei prodotti (con l’anticipo della spesa da parte delle associazioni) e il confezionamento. Questa scelta ha provocato inevitabili ritardi e anche malintesi veramente spiacevoli, come quello sulla scadenza dei prodotti, inseriti per operare in anticipo rispetto alle tempistiche di acquisto. Torniamo a suggerire che il buono – calendarizzato con le esigenze di ciascun richiedente – può essere una soluzione più semplice, dato che sarebbero i beneficiari ad acquistare direttamente i beni, eliminando così tutta la fase logistica. Con questa modalità, alcuni comuni hanno già effettuato due o tre “giri” di assistenza, completando la prima fase in tempi molto brevi. Ci fa piacere sapere che l’amministrazione stia pensando di attivare anche questa opzione, ma aspettiamo indicazioni ufficiali.
Punto tre: l’aspetto psicologico. Questo è un fattore completamente ignorato in tutta questa gestione ma è fondamentale. Le persone che oggi chiedono aiuto al Comune sono in gran parte famiglie che fino a fine febbraio, magari con fatica, riuscivano a cavarsela. Rivolgersi ai servizi sociali è sicuramente per molte di queste persone un passaggio difficile e doloroso, che può portare a considerazioni sconfortanti sulla propria situazione e sul proprio futuro. In questo contesto, vedersi recapitare un pacco al posto di un buono per le spese quotidiane può dare a chi lo riceve la percezione di essere finito in una situazione drammatica e non transitoria. Poter spendere un buono dà invece la sensazione di condurre una vita normale anche in questi giorni grazie alla solidarietà della collettività, e se una famiglia necessita di comprare “una busta di salmone” – esempio fatto dal sindaco – a nostro parere vale la pena di consentirglielo. Basta, come già detto, dimensionare gli aiuti sulla base delle esigenze oggettive dei beneficiari, consegnandoli a determinate scadenze.
Punto quattro: sono in molti oggi ad avere bisogno di liquidità per pagare utenze, affitti e servizi. Il pacco preconfezionato, non potendo giocoforza includere tutto ciò di cui una famiglia ha bisogno, non è un efficace supporto al bilancio familiare. Grazie a un buono con cui può acquistare tutto ciò che necessita (magari togliendo gli alcolici, i tabacchi e altri prodotti chiaramente non necessari), una famiglia può destinare il resto del proprio budget ad altre spese vive non differibili per le quali magari non ha supporto.
Queste sono alcune considerazioni molto pratiche che sottoponiamo all’Amministrazione, com’è compito di ogni opposizione che fa seriamente il proprio lavoro. Come dichiarato il 27 febbraio, noi siamo disponibili a partecipare a una commissione cittadina sull’emergenza Covid per sottoporre le nostre proposte e dare il nostro contributo in questo non facile momento. A distanza di due mesi non abbiamo ricevuto alcuna risposta – e francamente osservazioni del tipo “telefonateci” o “siete solo alla ricerca di visibilità” non ci sembrano rispettose del ruolo delle istituzioni – quindi non resta che discuterne a mezzo stampa, nel dibattito pubblico, oltre che in tutte le sedi dove sarà possibile.
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