Caronnese, parla capitan Corno: “Situazione in cui è difficile orientarsi. Reina persona straordinaria”
A tu per tu con Federico Corno, capitano e numero 9 della Caronnese, per capire come un calciatore dilettante di alto livello stia affrontando questo periodo. Il bomber rossoblu ha parole al miele per l'amato presidente Augusto Reina, scomparso a febbraio
12 anni nella Caronnese, durante i quali il suo nome ha sempre veleggiato tra i piani alti della classifica marcatori dei campionati di Eccellenza e di Serie D.
Federico Corno è un vero veterano dei rossoblu, capitano e bomber di una squadra che rappresenta una realtà all’apice del mondo dello sport del Saronnese e uomo simbolo della società del patron Augusto Reina, scomparso a febbraio, appena prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria in Lombardia.
Con lui abbiamo provato a capire come un calciatore, classificato come “semi-professionista”, stia affrontando questo periodo di difficoltà e di inattività fisica.
«Non è un periodo semplice. Siamo fermi e ci alleniamo a casa per cercare di mantenere la condizione fisica per una ripresa che è oggettivamente difficile, quasi impossibile. Ma prima del lavoro e dello sport viene la salute di migliaia di persone, quindi rispettiamo assolutamente queste normative, attendendo sviluppi su cosa potrà succedere dopo il 18 maggio (data annunciata per la possibile ripresa delle attività sportive di squadra annunciata ieri dal premier Conte). Ci teniamo in forma con un programma che il nostro preparatore atletico ci propone e che seguiamo giornalmente: non avendo ancora nessuna ufficialità, cerchiamo di proseguire con l’attività fisica facendo quello che possiamo».
A fronte di un periodo di inattività di oltre due mesi, non sono pervenute alcun tipo di disposizioni ufficiali dai vertici della Lega Nazionale Dilettanti, e il bomber rossoblu non nasconde che da ciò derivano difficoltà nella programmazione. Ma, allo stesso tempo, Corno riconosce le oggettive difficoltà che si presentano nel gestire una situazione mai vissuta prima:
«Il fatto di non aver avuto indicazioni ufficiali ci disorienta parecchio, e penso non sia una cosa corretta nei confronti degli atleti. Ma voglio precisare che essere nei panni di chi prende decisioni in questo momento non è assolutamente facile. Decidere se continuare o meno farebbe comunque contenti o scontenti, è una bella patata bollente. Ma per noi è una situazione difficile da sostenere. Possiamo proseguire con gli allenamenti a casa, ma senza un obiettivo da raggiungere diventa un pò frustrante».
Capitolo Augusto Reina. Lo storico imprenditore, patron di Illva e Disaronno e presidente della Caronnese, è scomparso nella settimana in cui ha preso il via l’emergenza sanitaria in Lombardia, e con essa l’inattività forzata dei campionati. Domenica 23 febbraio, al Comunale di Corso della Vittoria, la squadra avrebbe salutato per l’ultima volta sul proprio campo il “Pres”, ma il Covid-19 non ha reso possibile l’ultimo omaggio:
«Il presidente è venuto a mancare un mercoledì sera e noi quella domenica avremmo giocato in casa contro il Verbania. Sarebbe stata presene anche tutta la famiglia Reina, ci tenevamo tanto ad omaggiarlo nel nostro stadio, soprattutto per continuare ad inseguire un obiettivo (la promozione in Lega Pro) che nella testa del nostro “Pres” era ben chiaro, oltre che un bellissimo sogno da realizzare. Non aver potuto giocare ci è dispiaciuto parecchio, perchè in quella settimana si è interrotta l’attività».
Il capitano ha espresso parole al miele per un uomo che resterà per sempre nella memoria della società:
«E’ una persona che ho infinitamente stimato. Una bontà incredibile e un’umiltà incredibile, caratteristiche che lo hanno sempre contraddistinto. Faccio sempre fatica a descrivere l’affetto che ho provato e provo per lui. E’ una persona che poteva avere il mondo ai suoi piedi, e invece gli piaceva stare con noi, venire a vedere le partite alla domenica, mangiare tutti insieme: era legato alla nostra comunità, alle cose semplici e autentiche. E’ davvero difficile per me spiegare queste dinamiche agli altri, sono rapporti personali».
Al pari di tantissimi altri lavoratori, purtroppo, anche i calciatori della Caronnese devono fare i conti con una crisi economica del tutto inattesa:
«Purtroppo siamo fermi alla settima mensilità, vedremo come si evolverà la questione. Di fatto io sono l’unico della squadra ad avere anche un’altra professione, ma tutti gli altri miei compagni svolgono l’attività di calciatore a tempo pieno. Per loro è un vero e proprio lavoro. Come tante altre persone che non stanno ricevendo lo stipendio, la situazione al momento per noi è la stessa. Non siamo calciatori di serie A, e abbiamo famiglie e spese da mantenere con i rimborsi che ora non percepiamo. Posso solo permettermi di dire che in questa situazione ci vorrebbe un pò di buon senso da entrambi le parti: rispetto a un semplice operaio che ora è in cassa integrazione, noi calciatori di serie D non siamo sicuramente dei privilegiati e, allo stesso modo, dobbiamo andare incontro alle società. Ma allo stesso tempo le società devono capire che il calciatore ha una famiglia e delle spese, e lasciare i tesserati senza un indennizzo non penso sia una cosa corretta. Ma su questo tema c’è ancora da aspettare e da capire».
Il capitano si è poi espresso su un possibile (ma alquanto improbabile) ritorno in campo, per concludere il campionato in estate:
«In realtà sarebbe qualcosa di bellissimo. La voglia di giocare è davvero tanta, ma ovviamente ci vuole la sicurezza. Mancano nove giornate e dubito fortemente che si possa riprendere, ma se si potessero giocare queste partite nel giro di dieci giorni, io sarei la persona più felice del mondo».
La Caronnese ha interrotto il campionato in quinta posizione, in piena zona play-off e a soli sei punti dalla capolista, la Lucchese. I rossoblu inseguono il sogno della promozione in Lega Pro da diversi anni, ma quest’anno i presupposti per il salto definitivo nel mondo del professionismo sembravano quelli giusti:
«Obiettivamente quest’anno credevamo davvero nel salto in Lega Pro. C’era qualche segnale positivo in più rispetto agli anni passati, in cui ci sono state squadre come il Como, il Mantova, il Varese o il Cuneo che facevano un campionato a parte. Oltretutto la Caronnese tra gennaio e febbraio aveva sempre avuto un periodo di flessione e di affanno, invece quest’anno eravamo riusciti a rimanere agganciati alle prime posizioni e a tenere testa».
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