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Quel 25 aprile 1945 a Caronno Pertusella: i ricordi di Dario, nome di battaglia “Fulmine”

Dario Salomoni, cittadino caronnese scomparso pochi anni, visse in prima linea la Liberazione. Nome di battaglia "Fulmine", partigiano appartenente alla 183^ brigata Garibaldi, aveva raccolto in questo scritto i suoi ricordi di quel 25 aprile del 1945

Generico 2018

Quel 25 aprile del 1945.

Ricordiamo il 75° anniversario della Liberazione riproponendo uno scritto di un cittadino di Caronno Pertusella, scomparso alcuni anni fa, Dario Salomoni: partigiano appartenente al terzo distaccamento della 183^ brigata Garibaldi, nome di battaglia “Fulmine”, partecipò alla gloriosa giornata del 25 aprile del 1945 a Caronno Pertusella.

(Nella fotografia, giovani partigiani del 3° distaccamento della 183^ brigata Garibaldi)

«Chi ha vissuto, chi ricorda le cose avvenute 50 o 60 anni fa, chi all’età di 80 anni ricorda la propria giovinezza, spesso ha la sensazione di essere testimone di un’epoca lontana, ma anche di essere uno dei pochi, oggi, a ricordare quell’epoca. Il valore di una testimonianza sta nel riportare con onestà la realtà delle cose nel rispetto dei fatti accaduti. Io voglio testimoniare e ricordare il 25 aprile del 1945 Caronno Pertusella. 

Ricordo il momento in cui partigiani caronnesi del terzo distaccamento della 183^ brigata Garibaldi circondarono e intimarono la resa ai tedeschi ancora presenti nel paese, e come dopo alcune scaramucce e spari, essi si sono arresi. Ricordo tutti i cittadini che in quel momento si sono ritrovati in piazze, e di come tutti insieme abbiamo disarmato e costretto alla resa alcuni miliziani delle Brigate Nere.

Ricordo che poi che da Milano sono arrivati due camion carichi di tedeschi, e che gli abbiamo intercettati a sud del paese dopo una lunga battaglia. Anche queste truppe sono state costrette alla resa. 

Il prezzo di quello scontro a fuoco è stato pesante, numerosi sono stati i nostri feriti. Valerio Mariani era tra questi, e il nostro compagno Carlo Cattaneo è caduto in combattimento. 

Ricordo che dal comando partigiano è arrivato l’ordine di portare i prigionieri a Saronno, e che per noi non è stato facile obbedire perché, oltre ai tedeschi, tra i prigionieri c’erano anche alcuni caronnesi che facevano parte delle Brigate Nere. 

La cosa più triste, era vedere i loro familiari che piangevano disperati. 

Era la stessa disperazione che provavano i nostri familiari quando noi venivamo catturati dai tedeschi.

Ricordo che, dopo aver consegnato i prigionieri a Saronno, con un camion requisito ai tedeschi, siamo tornati a Valera (una frazione nei pressi di Garbagnate Milanese) per dare man forte ai nostri compagni partigiani impegnati in una battaglia, contro alcuni tedeschi del comando che resistevano. 

Ci fu un breve scontro a fuoco, poi i tedeschi hanno esposto la bandiera bianca. Un nostro compagno partigiano allora si è avvicinato al comando tedesco per trattare la resa, ma è stato fatto prigioniero e tenuto in ostaggio. La sparatoria pertanto riprese, fino alla resa completa dei tedeschi. 

Ricordo che, avvisati da una signora, con un altro camion ci siamo recati dalla Valera ad Origgio, per controllare i movimenti di una colonna di mezzi tedeschi e fascisti che stavano pattugliando l’autostrada. 

Noi eravamo con armi leggere ed avevamo l’ordine di sparare, ma solamente se la colonna si fosse fermata. Fortunatamente questo non accadde. 

Questi sono i ricordi del mio 25 Aprile 1945, ma il ricordo che più mi riempie d’orgoglio è quella gente che si era unita noi, spinta dalla voglia di libertà e cambiamento. La stessa voglia di libertà e cambiamento che ci ha poi portato al referendum del 2 giugno 1946, con il quale il popolo italiano ha scelto di instaurare la Repubblica.

“Mai più sudditi di Sua Maestà, ma italiani liberi in un’Italia finalmente libera e democratica”. 

Questa è la testimonianza che voglio lasciare a quei giovani, pochi per fortuna, che oggi ci rimproverano di essere rimasti attaccati a valori ed avvenimenti che per loro non hanno alcun significato, affinché sappiano e comprendano, invece, che i valori della solidarietà, dell’amicizia, dell’amore di patria e del sacrificio della vita per l’ideale della libertà, sono i valori in cui noi ancora oggi crediamo, perché sono una cosa meravigliosa che riempiono di significato una vita intera e che, qualora se ne presentasse la necessità, devono ancora essere difesi.

Viva l’Italia, viva la libertà 

Salomoni Dario».

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Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 25 Aprile 2020
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