L’assessore Tosi risponde sui pacchi alimentari: “Abbiamo cercato di fare il meglio”
L’assessore Tosi risponde alle perplessità espresse nei giorni scorsi dai gruppi di minoranza relativamente ai pacchi alimentari che il Comune di Saronno, attraverso tre associazioni del territorio, sta distribuendo in questi giorni alle famiglie colpite dagli effetti economici dell’emergenza nazionale in corso
L’assessore Tosi risponde alle perplessità espresse nei giorni scorsi dai gruppi di minoranza relativamente ai pacchi alimentari che il Comune di Saronno, attraverso tre associazioni del territorio, sta distribuendo in questi giorni alle famiglie colpite dagli effetti economici dell’emergenza nazionale in corso.
L’assessore ha risposto innanzitutto ai consiglieri Franco Casali di Tu@ Saronno e Mauro Lattuada del Partito Democratico, che avevano evidenziato la mancanza della determina permettesse di impiegare i fondi straordinari ricevuti dal governo.
– > «La stigmatizzazione è destituita di fondamento – risponde l’assessore – perché la determina si rende necessaria nel momento in cui sia necessario effettuare il pagamento, cioè, secondo le modalità concordate con le associazioni ed i fornitori, nel momento in cui sia ricevuta la fattura per l’acquisto dei beni con cui comporre i pacchi. E l’allungamento dei tempi di questa fase dell’operazione non è certamente ascrivibile né all’amministrazione, né alle associazioni».
-> I consiglieri Casali e Lattuada avevano poi lamentato come il contenuto dei pacchi fosse stato a priori stabilito dall’amministrazione evidenziando, soprattutto, la mancanza di assorbenti femminili, pur essendo beni di prima necessità e quindi acquistabili, e a fronte del fatto che negli stessi pacchi fossero presenti le lamette da barba. «Il contenuto dei pacchi non è stato affatto stabilito aprioristicamente dall’amministrazione – risponde l’assessore Tosi – ma determinato di concerto tra le associazioni, che vantano lunga esperienza in merito, in esito ad un percorso di confronto a cui ha, ovviamente, partecipato anche l’amministrazione che, però non ha imposto alcunché, avendo ritenuto preferibile demandare a chi “ne sa di più” di trovare la migliore soluzione in merito, dando il proprio assenso».
-> L’assessore ha spiegato poi che le associazioni non hanno dovuto anticipare nulla e che l’amministrazione provvederà direttamente al pagamento dei prodotti: «I loro ordini ai fornitori sono stati inoltrati con il corredo di una dichiarazione firmata da me e dal dirigente di settore in cui si precisa che il pagamento è a carico del Comune – ha chiarificato l’assessore – Quanto alla scelta del pacco, ne ho già illustrato i motivi, che qui ribadisco: l’opportunità di garantire a tutti lo stesso livello minimo di aiuto, la possibilità di ottimizzare il beneficio economico, potendo utilizzare la scontistica ottenuta non per far avere al singolo utente un insignificante vantaggio ma per poter raggiungere una platea più vasta di beneficiari. Per altro non risponde per nulla al vero che il sistema dei “buoni” avrebbe richiesto tempi di realizzazione più veloci, perché i buoni avrebbero dovuto essere realizzati o almeno acquistati su piattaforme già esistenti alle condizioni da esse dettate, se si fossero dovute stipulare convenzioni con esercizi commerciali questo avrebbe comportato tempi tecnici di predisposizione e delibera».
-> Tosi ha poi spiegato che l’amministrazione ha preferito optare per i pacchi alimentari anziché per i buoni spesa, come invece hanno fatto molti altri comuni del circondario, per evitare utilizzi non consoni dei contributi statali. «Ci sarebbe stato il rischio dell’utilizzo non conforme – commenta l’assessore – proprio oggi da un comune limitrofo che ha scelto quella modalità mi è stata riferita la pessima realtà del “mercato nero” dei buoni: in buona sostanza taluni percettori del buono lo svendono sottocosto ad altri per poter disporre di denaro contante da spendere altrimenti; magari anche per l’acquisto di droga o, comunque, di beni voluttuari. Proprio ciò che noi abbiamo inteso evitare!».
Tosi ha motivato anche la scelta dell’amministrazione relative alle modalità attraverso cui accedere agli aiuti e la ripartizione dei primi fondi stanziati per le tre associazioni: «Ritengo con questa ulteriore spiegazione di aver risposto anche ad Obiettivo Saronno a cui io mi sento di rivolgere una domanda: in che cosa mai consisterebbe la lesione della dignità nel ricevere le richieste telefoniche da parte dei cittadini? In ogni caso le perplessità sulla formulazione del modulo che le assistenti sociali compilano nel registrare le richieste dei cittadini (circa 400 a fine settimana), non c’è nessuna segretezza: il modulo è disponibile per l’esame di chi ne faccia richiesta mediante accesso agli atti; abbiamo ritenuto superfluo allegarlo alla delibera di Giunta perché, semplicemente è uno dei tanti moduli che quotidianamente vengono utilizzati dagli operatori dei Servizi Sociali. Quanto poi alla scelta di diluire l’utilizzo del fondo in più momenti, già ho detto che la scelta deriva dalla considerazione che così riteniamo di poter venire in aiuto di una più vasta fascia di popolazione ed anche in un secondo tempo, senza esaurire immediatamente la risorsa messaci a disposizione. Non so poi davvero come rispondere alla richiesta di chiarimento sulla decisione di destinare a ciascuna associazione collaborante con l’amministrazione la somma di 20.000€: semplicemente 60.000 diviso 3 fa 20.000 … cosa dobbiamo spiegare in più? E dei 20.000 destinati a ciascuna associazione non sarà necessario, da parte loro, alcun rendiconto perché è il corrispettivo della “spesa” precedentemente concordata, uguale per tutte e pagata direttamente da noi. Altrettanto trovo sorprendente che Obiettivo Saronno chieda di sapere come funzioni la tessera dell’Emporio solidale presente all’interno di Casa di Marta! L’Emporio funziona da ormai un paio d’anni, se la memoria non m’inganna, e tutta la società ne conosce il funzionamento: là la spesa non si fa con denaro ma attraverso l’attribuzione di una tessera contenente dei “punti” con i quali si possono acquistare i generi alimentari e non solo. Ecco: per questa emergenza il sistema è stato adattato alla bisogna. Da ultimo la polemica sulla supposta contraddizione tra il giustificare la scelta del pacco con l’opportunità di ridurre al minimo le occasioni di uscita di casa e l’individuazione dell’Emporio presso Casa di Marta dove, invece, i cittadini devono, per lo più recarsi, è davvero sterile: ho detto evitare quanto più possibile, non impedire! E la scelta dei nuclei familiari da indirizzare là è fatta con criterio, in base alla vicinanza, per esempio, o all’età o, ancora, alla facilità e alle occasioni di movimento a prescindere; le assistenti sociali lavorano anche su questo (e le ringrazio pubblicamente per l’impegno moltiplicato di questo periodo)».
-> Il consigliere indipendente Francesco banfi aveva recentemente proposto al Comune di mettere nell’home page del sito comunale il modulo di autocertificazione con la richiesta di tutti i dati necessari e aprire una casella email ad hoc a cui il richiedente avrebbe potuto trasferire il modulo compilato: «Predisporre un indirizzo email dedicato non sarebbe preferibile al contatto telefonico perché molti sono gli utenti, soprattutto i più anziani, che non hanno l’email – spiega Tosi – e non si dica che questo è in contrasto con la richiesta di confermare via email le informazioni date telefonicamente alle assistenti sociali, perché questo, evidentemente, viene chiesto a chi dice di esserne dotato; chi non l’ha firmerà questa sorta di autodichiarazione al momento della consegna del pacco».
Il contributo governativo per i buoni spesa arrivato al Comune di Saronno è pari a circa 208 mila euro. Di questi, il Comune ne ha stanziati attualmente circa 60 mila per finanziare i pacchi alimentari, riservandosi di decidere nelle prossime settimane come spendere la restante parte dei contributi governativi. «Sull’utilizzo della somma residuata del fondo, ancora non abbiamo preso una decisione definitiva, che assumeremo quando avremo tratto l’esperienza di questa prima fase – commenta Tosi – Perché non sono, non siamo convinti di avere la verità assoluta, di adottare certamente la scelta migliore possibile ma solo di adottare quella che ci sembra migliore, salvo prova contraria alla verifica dei fatti. E con ciò ritengo di aver risposto anche all’interrogativo del consigliere Indelicato, sottolineando che l’allungarsi dei tempi non è dipeso da noi e che nel prosieguo confidiamo di non incontrare più le difficoltà che ci si sono prospettate in questa prima fase».
«Permettetemi poi, alla fine di questa lunga esposizione, di riportare quanto Wikipedia dica in merito alle scadenze degli alimenti: “La data di scadenza differisce dal termine minimo di conservazione o TMC, ( “da consumarsi preferibilmente entro” o “best before”) che rappresenta il termine temporale entro il quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione; Superato il TMC è ancora possibile consumare il prodotto (non c’è alcun divieto). Il TMC dunque, è da riferire unicamente alle caratteristiche organolettiche e di gradimento del prodotto piuttosto che alla sicurezza. Più ci si allontana dalla data di superamento del TMC più vengono meno i requisiti della qualità del prodotto senza dunque che venga intaccata quello della sicurezza”. E lo stesso concetto l’ho sentito esporre oggi nel corso di una trasmissione radiofonica di una delle principali emittenti nazionali, in ossequio al principio della lotta allo spreco alimentare».
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