“Precettiamo i medici in pensione”: misure estreme per salvare la Lombardia
Lo ha detto il presidente della commissione sanità Emanuele Monti al termine della seduta. Tra le richieste anche quella di riportare a casa gli anziani ospiti delle RSA per liberare letti
Liberare le case di riposo, precettare medici e infermieri in pensione, realizzare un sistema di telesorveglianza per non ospedalizzare i pazienti meno gravi.
LIBERARE LE RSA
La commissione sanità di Regione Lombardia ha indicato alcune misure estreme per fronteggiare la crisi del sistema sanitario lombardo colpito dal coronavirus. È stato lo stesso presidente Emanuele Monti a raccontare in diretta Facebook alcune decisioni sul piatto che si vorrebbe applicare : « Abbiamo bisogno di recuperare posti letto nella RSA e creare reparti covid protetti – ha commentato Monti – Chi può portarsi a casa il parente lo faccia. Verrà rafforzata la rete di assistenza sanitaria territoriale attraverso il coinvolgimento dei medici di medicina generale che lavoreranno con la telemedicina».
La ricetta individuata è dunque quella di potenziare un sistema di assistenza il più possibile a domicilio anche per i pazienti covid: « Chi è positivo ma non ha bisogno di assistenza respiratoria, deve restare a casa e verrà monitorato dai medici di base. È un modello che metteremo a punto già dalla prossima settimana».
MEDICI PRECETTATI?
Il problema che emerge drammaticamente è la mancanza di personale, medici e infermieri: « Abbiamo chiesto a chi era in pensione di rientrare in corsia ma solo il 10% ha risposto ai nostri appelli. Stiamo valutando la possibilità di precettarli mentre sono stati bloccati tutti i pensionamenti che dovevano avvenire in questo momento».
APPELLO AI MEDICI NEL MONDO
La Lombardia ha bisogno di forze e non di spazi: « Sappiamo che ci sono strutture come la Quiete a Varese o la residenza Agra. Non è un problema di sedi, solo di assistenza».
La ricerca è a tutto campo: la Lombardia ha scritto a tutte le regioni e anche ai suoi medici sparsi per il mondo: « Con gli accordi bilaterali, questi professionisti possono venire a lavorare in emergenza in Lombardia e rientrare al proprio posto una volta superata la fase».
TAMPONI E MASCHERINE
Sul fronte della tutela del personale, Monti si è detto d’accordo con l’idea di effettuare tamponi a tutto il personale: « All’inizio dell’emergenza procedevamo così, poi l’Istituto superiore di sanità ci ha chiesto di modificare il sistema limitando i controlli solo a chi è sintomatico. Noi abbiamo allargato la rete dei centri autorizzati ad analizzare i tamponi e siamo favorevoli ad implementarli. Quanto ai presidi di protezione, la Lombardia è riuscita a effettuare un ordinativo di 48 milioni di mascherine, di cui 4 già arrivate. Il nostro sforzo, però, è quello di creare una rete industriale locale che permetta di avere questi presidi senza dover ricorrere ad altri, garantendo l’autosufficienza».
FRONTALIERI
Monti ha poi parlato dei frontalieri, costretti ad andare a lavorare in un paese che non ha adottato gli stessi nostri standard di sicurezza con il rischio che portino a casa l’infezione, mentre ha annunciato la possibilità di presentare in farmacia le ricette ricevute via email o sms o attraverso la sola tessera sanitaria.
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