Silvia Nativi, nazionale di basket femminile, si racconta
Pubblichiamo parte dell’intervista, per leggerla tutta basta cliccare sul blog Raccontiamo Talenti: la giovane regista racconta di come sta vivendo questo stop forzato, le sue aspirazioni, le sue passioni
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Andiamo “in trasferta” per parlare di sport. Grazie al blog di Luca Cabrini, Raccontiamo Talenti, scopriamo insieme il profilo di Silvia Nativi, play/guardia delle nazionali italiane di basket femminile, originaria di Siena, classe 2002, giocatrice in serie A della Pallacanestro Vigarano campionessa europea con la nazionale azzurra U16 e U18 nel 2018 e nel 2019.
Pubblichiamo parte dell’intervista, per leggerla tutta basta cliccare sul blog Raccontiamo Talenti: la giovane regista racconta di come sta vivendo questo stop forzato, le sue aspirazioni, le sue passioni.
Silvia, come sta procedendo la tua carriera nel mondo del basket?
Fino a una settimana fa ero in palestra ad allenarmi mentre adesso mi trovo chiusa in casa a causa di questa pandemìa. Per cui non ho più la possibilità di andare a fare ciò che più mi piace. Da quando ho iniziato a giocare a basket è la prima volta che mi vedo costretta a staccarmi dal pallone. Questo sport mi ha insegnato tanto anche grazie ai suoi alti e bassi, situazioni che ci sono in tutte le cose della vita. Ultimamente sono state molte le soddisfazioni, ma nulla è mai facile se si vogliono raggiungere certi traguardi. Le persone guardano sovente ai successi, ma io penso che a volte per crescere sia necessario avere anche qualche delusione. Ricordo ad esempio quando dopo un breve raduno sono stata scartata e non ho potuto partecipare ad un torneo. Proprio da questo dispiacere mi sono messa in testa che dovevo lavorare di più per raggiungere i miei obiettivi. Questa stagione, come anche la precedente, è stata altalenante: con il club siamo riuscite a vincere contro squadre che puntano allo scudetto, ma abbiamo anche subito pesanti sconfitte contro formazioni alla nostra portata. Nonostante questo per me è sempre emozionante potermi confrontare ogni settimana con giocatrici davvero di alto livello, questo mi stimola e mi porta a dare sempre il meglio.
Due anni e due europei giovanili vinti, quali sono le tue sensazioni, i tuoi ricordi, le tue emozioni?
Di ricordi ce ne sono davvero troppi. Ogni singolo giorno a partire dal raduno sino agli europei stessi è un ricordo indelebile. Le amicizie, i pianti collettivi, le risate di gruppo, i momenti di relax, quelli dedicati al filosofeggiare sulla vita…Quelli che maggiormente mi mettono i brividi sono gli attimi legati ai festeggiamenti dopo ogni vittoria. Pensa a quei secondi prima della fine della partita, quando guardi il cronometro e ti rendi conto che stai per vincere…Guardando le mie compagne, non credendoci ci si butta nella mischia e si urla fino a perdere la voce. Poi arriva il momento della premiazione, dove non ho guardato tanto a come fosse la forma della medaglia, l’importante è quel colore che stavo aspettando e che stavo sperando di vedere. L’inno di Mameli cantato a squarciagola, sempre più forte….
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