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“Bloccheranno anche chi produce maschere protettive?”

La domanda arriva dalla Spasciani Spa di Origgio. Le semimaschere vengono utilizzate in questa fase in una moltitudine di attività per garantire i servizi essenziali, ma sono richieste anche da ospedali, farmacie, ambulanze, forze dell’ordine: "Un blocco totale creerebbe non pochi problemi per l’azienda, ma anche per tutto il sistema"

Generico 2018

Eravamo stati alla Spasciani Spa il 21 febbraio scorso, quando l’allarme coronavirus ancora non era esploso del tutto. I primi sentori c’erano, tanto che la produzione era stata portata su tre turni, ma nel giro di 20 giorni la situazione è esplosa letteralmente con i blocchi, i decreti del Governo, le zone rosse e arancioni e l’ipotesi al vaglio delle autorità di ulteriori restrizioni.

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Spasciani, le semimaschere protettive 4 di 9

In questo periodo l’azienda di Origgio che produce maschere antigas di vari tipi e destinate a un vario utilizzo ha ulteriormente aumentato la produzione. Mascherine filtranti dalla Spagna, dove ha sede la controllata Sibol, non ne arrivano più: il governo spagnolo ha infatti acquistato la quasi totalità delle mascherine del tipo FFP2 e FFP3, quelle basiche usa e getta consigliate dall’OMS per proteggersi dal contagio.

Come previsto dal dirigente dell’azienda Andrea Spasciani già nell’articolo pubblicato il 21 febbraio, la richiesta si è dunque spostata dalle mascherine filtranti “base” a quelle un po’ più evolute, che la Spasciani produce in Italia, avvalendosi della collaborazione di una filiera di aziende che lavorano nei rami della plastica, del silicone e dell’assemblaggio. Le semimaschere sono oggi richiestissime, in particolare quelle con fitlri P3, dispositivi che vengono utilizzati sia per poter far “funzionare” tutte le attività del paese (artigiani, operai, contadini e molti altri) sia nelle varie istituzioni come sostituti delle mascherine usa e getta.

«Le semi maschere hanno il vantaggio di essere riutilizzabili e di avere una durata fino a 10 anni le maschere e 6 mesi il filtro. La cosa fondamentale è decontaminarle dopo l’uso – spiega Spasciani -. Gli utilizzatori si stanno spostando in modo netto su questi prodotti, per far fronte alla domanda abbiamo raddoppiato i turni, assunto personale e attualmente stiamo chiedendo ai nostri fornitori di materie prime, sempre localizzati in Lombardia, di fare lo stesso. I prodotti vengono utilizzati in questa fase in una moltitudine di attività per garantire i servizi essenziali, ma sono richieste anche da ospedali, farmacie, ambulanze, forze dell’ordine che dotano i propri operatori di dispositivi di protezione delle vie respiratorie».

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In Italia le realtà che fanno questo lavoro sono pochissime (meno di 5) e dall’estero la maggior parte delle forniture sono state sospese. L’ipotesi di un blocco totale delle attività creerebbe non pochi problemi per l’azienda, ma anche per tutto il sistema che si rivolge alla Spasciani per avere strumenti indispensabili per il lavoro e per la protezione personale di uomini e donne che ogni giorno si mettono al servizio dei più svariati settori.

«Stiamo facendo sforzi grandissimi per aumentare la capacità produttiva per servire e aiutare chi è in prima linea – chiosa Spasciani -, ma siamo preoccupati che questi sforzi risultino vani se ci venisse chiesto di chiudere le attività in una fase così delicata. Ho segnalato la situazione anche al Prefetto di Varese».

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Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 11 Marzo 2020
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