Il co‐housing approda a Saronno nella palazzina X2 del Matteotti
Nel prossimo consiglio comunale è previsto il cambio di destinazione d’uso della palazzina X2 di viale Amendola. Il commento del consigliere leghista Angelo Veronesi
Un nuovo servizio per il sociale a Saronno. Sarà votato nel prossimo consiglio comunale del 14 febbraio il cambio di destinazione d’uso della palazzina denominata X2: nel contratto di quartiere Matteotti datato Anni 2000 era destinata ad ospitare associazioni, attività varie e studi medici, ma non si è mai arrivati a niente.
Nello due piani dello stabile, in fase di ultimazione, verrà ospitato un progetto di housing sociale. Dopo il via libera in consiglio comunale, una volta conclusi i lavori, sarà indetto un bando: il gestore che vincerà dovrà dare spazio alle associazioni del quartiere, ma nei due piani abitabili ci saranno spazi destinati appunto al co-housing con un occhio particolare a varie tipologie di persone svantaggiate, dai disabili ai padri separati fino a famiglie con particolari problemi. Le assegnazioni delle case verranno fatte in accordo con i Servizi Sociali del Comune di Saronno, che con un lavoro di vari mesi in collaborazione con gli assessorati ai Lavori Pubblici e al Bilancio sono arrivati a definire questo obiettivo.
Positivo il commento del capogruppo della Lega in consiglio comunale, Angelo Veronesi: «L’amministrazione fa funzionare in modo efficace ed efficiente i servizi sociali esistenti ed in più ne crea uno nuovo – spiega Veronesi -. Il co‐housing significa co‐abitazione. La co‐abitazione consente a due o più persone di vivere insieme condividendo lo stesso alloggio ed a più persone o a più famiglie che condividono lo stesso alloggio di vivere in una palazzina dove ci si aiuta reciprocamente. La co‐abitazione è utile per quella fetta di popolazione in condizioni di fragilità temporanea dovuta, ad esempio, ad una perdita di lavoro, o conseguente alla perdita di un alloggio a causa di un divorzio, oppure ad una condizione sanitaria particolare che altrimenti vedrebbe la persona ricoverata in una struttura assistenziale. Questi cittadini non sono nelle condizioni di accedere ad un alloggio popolare per varie ragioni e non sono seguiti dalle assistenti sociali poiché non sono ancora in condizioni critiche. Se nessuno li aiuta le condizioni diventano critiche e finiscono per gravare completamente sul sociale perdendo autonomia e autostima. I padri separati che hanno perso l’alloggio mantengono il proprio lavoro. La co‐abotazione è utile per fare loro mantenere il lavoro senza finire a dormire nei ricoveri di fortuna e ad avere uno spazio per accogliere i figli. Famiglie che perdono l’alloggio e il lavoro possono evitare di finire sulle spalle del sociale, perché la co‐ abitazione consente di avere un alloggio dove appoggiarsi per qualche mese ed avere le condizioni per rimettersi in sesto per poi ripartire. Disabili che vogliono uscire dalla famiglia di origine in un alloggio attrezzato con impianti domotici sono maggiormente motivati e acquisiscono fiducia nelle proprie capacità se vivono insieme ad un altro disabile in modo di evitare di finire in strutture assistenziali una volta che il nucleo familiare di origine non vi sia più. Pazienti dimessi da particolari cure in ospedale che mancano di un nucleo familiare o il cui nucleo familiare non riesce a prendersi cura di loro, rischiano di finire in strutture socio‐assistenziali perdendo quel poco di autonomia mantenuta, invece con la co abitazione riescono ad avere un recupero più rapido mantenendo legami sociali normali con altre persone. Un servizio che consente di rafforzare i cittadini in condizioni di fragilità ed evitare che la situazione peggiori. Questo servizio è utile inoltre per il bilancio comunale poiché riduce il numero di persone seguite dai servizi sociali in quanto è un servizio che non si limita ad assistere, ma crea condizioni di recupero che possono portare anche cittadini finiti completamente sulle spalle del sociale a uscire da questa condizione e rimettersi in carreggiata».
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