Driver in presidio davanti al magazzino Amazon di Origgio
Una ventina di lavoratori, supportati da alcuni delegati del magazzino di via Toffetti a Milano, hanno protestato contro la Società Servizi Ultimo Miglio
Presidio mattutino fuori dallo stabilimento di Amazon a Origgio. Questa mattina venerdì 7 febbraio, dalle 7.30 a prima delle 10, una ventina di lavoratori, supportati da alcuni delegati del magazzino di via Toffetti a Milano, hanno protestato contro la Società Servizi Ultimo Miglio, una di quelle che ha in pallato il servizio di consegna di Amazon. A vigilare che tutto filasse liscio sono intervenuti anche i carabinieri della compagnia di Saronno.
Alla base della rivendicazione problemi con le buste paga del 2018, come spiega Biancarosa Lainati, delegata del SolCobas nella società Servizi Ultimo Miglio: «Avevamo in corso una conciliazione per sanare una situazione che si trascina da anni, ma per la quarta volta ieri alle 18 ci hanno detto che nemmeno questa volta si sarebbe risolta – spiega -. Per questo ci siamo organizzati e abbiamo portato l’attenzione di tutti i lavoratori su questa vicenda che coinvolge 25 driver. È l’ennesima mancanza di rispetto nei confronti dei lavoratori. Ci sono situazioni complicate che tentiamo di risolvere da tempo: ci sono giorni nei quali dobbiamo fare 130/140 stop per le consegne, quando la media giornaliera dovrebbe aggirarsi intorno agli 80, su rotte decise da Amazon. E poi ci sono i lavoratori interinali, stagionali, non stabilizzati».
A rincarare la dose c’è Vincenzo Papia, delegato SolCobas nella società Repost, una delle primissime a siglare accordi con Amazon. Lui lavora dal 2015 nel magazzino di Milano, in via Toffetti, uno dei più grandi della Lombardia con 3/400 driver impiegati nelle 6/7 ditte in appalto (ad Origgio sono 2/300 i driver): «Direi che la sicurezza di chi consegna i pacchi è il problema principale. Ad Amazon interessa solo che i pacchi vengano consegnati nei tempi imposti da loro – spiega Papia -. Tutto a dispetto della sicurezza di chi va in giro per le strade, senza apparati adeguati, senza tutele. In Amazon sono entrate aziende che non rispettano il contratto nazionale, violato di continuo a dispetto delle promesse fatte a suo tempo. Ci danno 3’ a consegna, ma con picchi di 130/140 pacchi al giorno, addirittura 157 stop registrati, il traffico, varie problematiche improvvise, si finisce per raddoppiare i tempi e dilatare i percorsi. In più ci sono mancanze come quella segnalata dai colleghi di Servizi Ultimo Miglio, o come i festivi non pagati a gente che lavora sette giorni su sette. E poi gli interinali, il lavoro precario, i contratti di basso livello. Si deve fare qualcosa di unitario a livello sindacale, ci stiamo lavorando».
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