Lissone ricorda Attilio Mazzi, vittima dell’orrore nazifascista
Il 25 gennaio la posa della pietra d’inciampo in via Matteotti
Una pietra con una piccola targa in ottone, collocata in modo da sporgere dall’asfalto in prossimità del civico 8 di via Matteotti. Una pietra su cui
«inciampare» per non dimenticare il passato.
Sulla targa, delle dimensioni di un sanpietrino, sarà visibile il nome di Attilio Mazzi, vittima dell’orrore nazifascista, morto nel campo di concentramento di Gusen il 9 aprile 1945. In occasione del Giorno della Memoria, sabato 25 gennaio alle ore 10 il Comune di Lissone – insieme al Comitato per le Pietre d’inciampo della Provincia di Monza e Brianza e all’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati) – ricorderà Attilio Mazzi con una cerimonia pubblica che sarà solo il primo dei momenti promossi dall’Amministrazione Comunale e aperti alla cittadinanza per non dimenticare la tragedia del secolo scorso. Alla cerimonia del 25 gennaio sarà presente Milena Bracesco, in veste di presidente del Comitato pietre d'inciampo, costituito l’anno scorso da Aned, Anpi, dai Comuni di Lissone, Cesano Maderno e Seregno e dall’associazione Senza confini di Seveso.
Il Comune di Lissone, allo scopo di mantenere viva la memoria di tutti i deportati durante la Seconda Guerra Mondiale, poserà la seconda pietra
d’inciampo dopo quella posata lo scorso anno in memoria di Mario Bettega all’esterno dello stadio “Luigino Brugola” di via Dante. Il programma della giornata di sabato 25 gennaio prevede alle ore 10 la posa della pietra d’inciampo nei pressi del civico 8 di via Matteotti. Per ricordarne la figura, sarà collocata una pietra d’inciampo realizzata dall’artista tedesco Gunter Demnig e munita di una piccola targa in ottone, della dimensione di un sanpietrino (10×10 cm) sulla quale sono incisi il nome, l’anno di nascita, la data e il luogo di deportazione e la data di morte.
Il programma delle attività in occasione del Giorno della Memoria 2020 proseguirà sabato 25 gennaio alle 21 a Palazzo Terragni con la proiezione del film di László Nemes “Il figlio di Saul”, ad ingresso gratuito. Lunedì 27 gennaio a Palazzo Terragni verrà rappresentato “Il lavoro rende liberi”, spettacolo teatrale rivolto ai ragazzi delle classi terze medie dei 3 Istituti Comprensivi lissonesi a cura della Compagnia Teatro Instabile Venerdì 31 gennaio alle 21 a Palazzo Terragni andrà in scena “Il segreto degli invincibili”, spettacolo teatrale di Simone Dini Gandini per la regia di Manuel Renga, inserito nella rassegna “Lissone a teatro 2020”. Nel programma degli eventi proposti dal Comune di Lissone rientra anche
l’iniziativa dal titolo “Ricordando Venanzio”, in ricordo di Venanzio Gibillini, deportato nei lager di Flossenbürg e di Dachau, ad un anno dalla sua scomparsa. Proposto dall’Associazione Culturale GPG di Lissone per giovedì 16 gennaio (ore 21, Palazzo Terragni), il ricordo si snoderà attraverso testimonianze e la proiezione del docufilm “KZ”, alla presenza della famiglia Gibillini e di tutto il cast del film.
“Come già avvenuto lo scorso anno, la posa della pietra d’inciampo in memoria di Attilio Mazzi vuole essere un’ulteriore proposta alla città per
condividere momenti di riflessione su eventi tragici che hanno sconvolto il Novecento – afferma il sindaco di Lissone, Concettina Monguzzi – il compito dell’Amministrazione Comunale deve, instancabilmente, continuare ad essere quello di operare al fine di sensibilizzare i cittadini e i giovani su fatti che hanno sconvolto il nostro passato, affinché questi non si ripetano mai più. Questa pietra, una volta posata, colpirà per il suo aspetto metallico, emergerà dal selciato circostante e ci colpirà per la dicitura dell’incisione. Sarà un intralcio alla nostra memoria, ci obbligherà a riflettere su chi ha perso la propria vita per difendere la libertà di tutti. E nel ricordare, come ho avuto modo di dire anche lo scorso anno, abbiamo una responsabilità personale: fare delle scelte con coscienza”.
“Il percorso delle Pietre d’inciampo, iniziato nel 2019, si espande quest’anno a numerose realtà della Provincia di Monza e Brianza e conferma che per
evitare che la tragedia delle deportazioni si ripeta occorre ricordare e soprattutto capire – afferma Alessia Tremolada, assessore alla Cultura del Comune di Lissone – il ricco programma di eventi promossi dal Comune di Lissone in occasione del Giorno della Memoria vuole abbracciare tutte le
fasce di popolazione. La posa della pietra mi auguro sia un modo per far riflettere tutti coloro che ci inciamperanno, offrendo lo spunto per comprendere quanti siano i privilegi di cui godiamo e con quali fatiche siano stati raggiunti. Non da ultimo, mi piace ricordare come il logo identificativo del Comitato sia stato realizzato da una studentessa dell’istituto Meroni di Lissone, che ha vinto il concorso tra i licei del territorio”.
CHI ERA ATTILIO MAZZI
Come ricostruito dalla sezione lissonese “Emilio Diligenti” dell’ANPI, Attilio Mazzi nasce a Verona il 27 aprile 1885. Residente a Milano, sposato con Augusta Guaita, ha quattro figli: Alberto, Aldo, Alma e Alfredo. A Lissone aveva aperto uno stabilimento per la tranciatura del legno. Il 25 luglio 1943, nella riunione del Gran Consiglio del fascismo, Mussolini è messo in minoranza: la caduta del regime è decretata. Il radiogiornale della
sera informa gli italiani dell’accaduto. L’indomani, Attilio Mazzi sfila per le vie di Lissone, innalzando un cartello con l’immagine di Badoglio, mettendosi a capo di un breve corteo. Percorre Via Sant’Antonio, attraversa Piazza Vittorio Emanuele III (l’attuale Piazza Libertà) sino alla Casa del Fascio, dove vengono strappate le immagini di Mussolini e distrutti i simboli del fascismo.
Passano 45 giorni e l’8 settembre 1943 l’Italia firma l’armistizio con gli Alleati. I tedeschi occupano nel giro di pochi giorni tutte le principali città del nord e del centro Italia. Per il suo dichiarato antifascismo, Attilio Mazzi verrà arrestato. Inizia per lui il tragico viaggio verso i lager nazisti: prima il carcere di Monza, poi quello di San Vittore a Milano. Il 27 aprile 1944 giunge al campo di concentramento di Fossoli. Viene poi trasferito al campo di concentramento di Bolzano, dal quale parte il 4 agosto con destinazione Gusen, sottocampo di Mauthausen. Sottoposto a lavori faticosi, resi ancor più pesanti dalla scarsa alimentazione, Attilio Mazzi muore a Gusen il 9 aprile 1945.
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