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“Basta demagogia, non ci sono alternative a Trenord”

L'assessore regionale Claudia Maria Terzi difende la scelta dell'affidamento diretto, considerata unica via percorribile. "Non esistono in Italia soggetti sufficientemente strutturati in grado di subentrare"

gallarate generico

«Bisogna essere chiari ed evitare inutili demagogie. La gara per l’affidamento del servizio ferroviario non è né una panacea né un dogma e non è a priori una garanzia di maggiore qualità. Di fatto nessuna Regione ha svolto gare realmente contendibili». Così l’assessore alle Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile Claudia Maria Terzi risponde alle critiche per l’affidamento diretto – dal 2021 al 2030 – del servizio ferroviario regionale a Trenord.

La scelta è stata portata in evidenza negli ultimi giorni dai Comitati dei pendolari, che hanno lamentato la scelta ipotizzando altre scelte (ad esempio l’affidamento in gara di specifiche linee o gruppi di linee).

Ora, creare una gara per il servizio non è cosa che s’improvvisa da un giorno all’altro: servono investimenti da milioni di euro, servono treni certificati per l’uso sulle linee italiane. È possibile un’alternativa?
«Non esistono in Italia soggetti sufficientemente strutturati in grado di subentrare a Trenord nella gestione di un servizio complesso come quello lombardo, nemmeno nell’ipotetico caso di una suddivisione in lotti. Ricordo che nemmeno Trenitalia potrebbe partecipare in quanto strettamente legata a Trenord di cui possiede il 50%. Le gare pro forma non servono a nessuno. Non è nemmeno certo che vi siano imprese ferroviarie estere concretamente interessate».

Ora, linea di principio una gara è possibile, ma un anno è sicuramente troppo poco per prepararla e soprattutto per avere un contesto in cui qualcuno possa presentarsi. Certo, la proroga per un ulteriore decennio sposta l’orizzonte di una eventuale gara già al 2030: non se ne riparlerà prima di quella data.

«Il contratto in essere – ha continuato l’assessore – scadrà alla fine del 2020. Noi puntiamo ad un affidamento diretto per il periodo 2021-2030 a condizioni migliori delle attuali, prendendo anche spunto dalle prassi che hanno adottato altre regioni in procedimenti analoghi. Avremo un anno intero per definire nei minimi dettagli ogni aspetto del nuovo contratto, costruendo una cornice in grado di tutelare il più possibile i viaggiatori».

Come già nel 2018, da Palazzo Lombardia si dice che «Trenord deve fare un salto di qualità». Terzi polemizza soprattutto con il socio Trenitalia e, indirettamente, con lo Stato: «Regione investe molto, a cominciare dai 1,6 miliardi per i 176 treni nuovi che a partire da gennaio inizieranno a svecchiare la flotta di derivazione statale. Ne arriveranno un paio al mese perché questi sono i tempi tecnici di costruzione e consegna. La Lombardia sconta anni di mancati investimenti da parte dello Stato centrale, che gestisce la quasi totalità della rete attraverso Rfi e possiede la metà di Trenord attraverso Trenitalia. Anche quest’ultima non avrà più alibi: chiedeva un contratto lungo per fare investimenti, lo avrà e dunque agisca di conseguenza riservando alla Lombardia attenzione e risorse adeguate».

Peraltro, proprio gli attriti tra soci sono stati a volte indicati come motivo delle difficoltà di Trenord, tanto che la stessa Regione in passato ha avanzato proposte per arrivare al controllo del 51% della società e rendere più efficace la governance di una società unica in Italia, nella sua partecipazione paritetica tra società ferroviaria nazionale (Trenitalia) e regionale (Fnm spa).

Anche sul fronte della rete (tema tutto diverso) Terzi non risparmia critiche, nuovamente, al gruppo Fs: «Sui problemi degli ultimi mesi hanno inciso in modo particolare le inefficienze di Rfi: la società di Fs deve decisamente cambiare passo. L’infrastruttura statale in Lombardia è inadeguata e necessita di un deciso potenziamento: chi finge di non saperlo prende in giro i cittadini e lo fa solo per un tornaconto politico. Dal canto nostro lavoriamo per efficientare Trenord e non certo per svendere il servizio all’estero».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 09 Gennaio 2020
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