Uboldo, la vetrina del Natale di Avis
Una vetrina per esporre e promuovere il gesto solidale del dono dalla Comunale Avis Uboldo Odv
A Uboldo la vetrina di Natale della Farmacia Comunale si veste di Avis.
La piccola mitologia – irriducibilmente familiare e da sempre sul crinale che il fiabesco intreccia al religioso – del Presepe e della Natività, si è incarnata non solo nell’immaginario dei fanciulli, ma ha pure scardinato il disincanto, quella sorta di osservazione del mondo un po’ cinica e a ciglio asciutto, degli adulti.
In essa a colpire è stato, in ogni epoca e tempo, il convergere verso il punto d’una Nascita redentrice, sia dei tre sapienti d’Oriente, guidati, verso la grotta, dalla luce della stella cometa, che l’assieparsi di una folla la più variegata e indistinta di persone – pastori con le loro greggi, artigiani coi loro arnesi del mestiere, semplici anonime famiglie, viandanti solitari… – intorno al mistero di quell’umile luce giunta a redimere i peccati del mondo.
Niente più di un Presepe può rappresentare il rito dell’infanzia che si salda all’età adulta, e ritrarre sapientemente il genio del luogo. Così questa nostra Natività, improntata a una rigorosa purezza di linee, infoltisce e schiarisce a un tempo l’intreccio di emozioni che ci riporta la nostra età dell’innocenza e della grazia nello stesso istante in cui la condividiamo coi nostri figli. E la pergamena con la filastrocca dialettale che incombe sulla scena, ci permette di non dimenticare, una volta di più, quell’arcaica parlata, che ci ha visti crescere, riportandoci quasi la fragranza delle tavole imbandite e delle voci.
In questo mondo frammentato e parcellizzato, nonostante la “Rete”, c’è ancora qualcuno che ci guida verso la grotta? Forse sì, e sono i migranti ‘economici’, i disperati in fuga dalla fame e dalle guerre; anche, sì, gli annegati che chiamano dal fondo degli abissi del mare…
Se noi immaginassimo tutti costoro dirigersi verso il Presepe che vivifica, vedremmo, tutti noi, migranti in fuga dalle pestilenze che affliggono il pianeta. A loro, come se fossero essi noi tutti, poiché nel loro riscatto e riacquisto al decoro di una vita dignitosa e civile si emancipa il nostro futuro, l’augurio di un Buon Natale.
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