Saronno, il crocevia dove si incontrano passato e futuro
L'ultima tappa di #territorintour è Saronno, una città impegnata nel recupero delle aree dismesse, dove però sopravvive un'importante storia industriale
Da un lato lavora per restituire a sé stessa le aree dismesse, dall’altro preserva tradizioni industriali ed artigianali vecchie di secoli, capaci però di aprirsi al mercato mondiale. Al centro di quattro province e importante snodo ferroviario ed autostradale, l’ultima tappa di #territorintour, il racconto del territorio che cambia di Varesenews e Confartigianato Varese, è Saronno: un crocevia dove passato e futuro si incontrano.
Le aree dismesse
«Isotta Fraschini, Cantoni, Cemsa». L’elenco delle aree dismesse da recuperare, snocciolato dal sindaco Alessandro Fagioli, è molto lungo. Per tutte, il piano di governo del territorio ha fissato una semplice regola: «la metà delle superfici passano al comune». I numeri sono importanti: si tratta in totale di 500mila metri quadrati, una fetta consistente dell’intero territorio cittadino che l’amministrazione comunale, di concerto con i privati, vuole restituire ai saronnesi. I prossimi interventi, spiega l’assessore all’Urbanistica Lucia Castelli, riguarderanno le ex aree Cemsa e Cantoni, dove sono previsti edifici residenziali, spazi verdi ed insediamenti commerciali.
Un esempio di recupero delle aree dismesse arriva dall’ex Lesa, un’area di 20mila metri quadrati alle spalle della stazione. Qui oggi ci sono uffici, sedi di multinazionali, start-up, palestre, spazi per il coworking. Merito anche di un’azienda come la Sysdat Turismo che ha creduto nel progetto. «Qui si producevano piccoli elettrodomestici, l’azienda è fallita nel 1980. L’edificio è stato riqualificato e sono entrate diverse realtà, tra cui la nostra: ci occupiamo di informatica e software per turismo e sanità, con 100 dipendenti. Siamo qui dal 1993 e oggi occupiamo un’area di 4mila metri quadrati», spiega l’amministratore delegato Marco Gandola.
Il recupero di questi spazi permette anche di restituire alla città dei veri e propri tesori oggi nascosti. Come quello rappresentato da Palazzo Visconti, dimora estiva della nobile famiglia milanese costruita nel XVI secolo, oggi abbandonato dopo che un incendio ne ha distrutto buona parte nel 2009. «C’era un progetto per portare gli uffici comunali, ma è stato abbandonato», spiega l’architetto saronnese Simona Scolari, che da tempo si batte per la riqualificazione di questi spazi. All’interno ci sono «affreschi di pregio assoluto», danneggiati però dal tempo oltre che dalle fiamme. «Abbiamo provato nel tempo a portare l’attenzione su Palazzo Visconti, ma sembra che all’amministrazione comunale non interessi», conclude.
Le aziende
Il tema delle aree dismesse non inganni: Saronno non ha affatto rinunciato alla propria vocazione produttiva. Lo dimostra una realtà come la Illva Saronno spa, l’azienda dietro al celebre amaretto Di Saronno. Due le chiavi dietro al successo di questa realtà: la diversificazione, con i vini prodotti in Sicilia che si sono affiancati alla gamma dei liquori, e l’internazionalizzazione, con esportazioni in tutta Europa, ma anche verso l’Asia e le Americhe. Un percorso analogo a quello della Paolo Lazzaroni e figli, che da più di un secolo e mezzo produce ed esporta in tutto il mondo dolci e liquori. Ha guardato all’estero anche la BBR Models, azienda artigiana leader nella produzione di modellini di auto, una vera chicca per chi ama il settore dei motori e del modellismo che ha saputo “allearsi” con la Cina per sopravvivere e crescere in un mercato globalizzato e sempre più esigente.
A Saronno sopravvive anche l’unica selleria della provincia di Varese. Si tratta della Selleria Gianetti, un’azienda attiva dal 1881 e che continua nella sua tradizione di gestione famigliare. Insieme ai fratelli Fabio e Giuseppe ci sono infatti anche Davide e Martina, rispettivamente 25 e 27 anni, che portano avanti la ditta di famiglia creata dal trisnonno.
Tutte storie importanti di questa città, capace però oltre che di preservare la tradizione anche di accogliere l’innovazione. Ne è un esempio Smart Touch, una start-up che ha sviluppato un’omonima app pensata per velocizzare le ordinazioni negli esercizi pubblici. Il menù viene visualizzato su un tablet, che il cliente utilizza per ordinare direttamente dal tavolo. Ma anche dal lettino in spiaggia o dalla camera d’albergo. L’ordine viene trasmesso direttamente in cucina, dove inizia la preparazione. Una soluzione già adottata diverse attività sia in Italia che in Svizzera.
La mobilità
Uno dei punti centrali, per un territorio che cambia, riguarda la mobilità. A Saronno, in questo senso, è centrale il ruolo della ferrovia. E il racconto di #territorintour è partito proprio dalla stazione, uno scalo dove transitano 530 treni al giorno, che diventeranno 537 da settembre, ma soprattutto che accoglie qualcosa come 34mila persone ogni giorno. «Abbiamo un indice di puntualità dell’89%, segno che la linea funziona. Certo, ci possono essere inconvenienti, che però sono fisiologici», spiega il presidente di Ferrovie Nord Paolo Nozza, «il futuro? È un treno che non va perso: per questo abbiamo scommesso sul collegamento con Malpensa».
In città si lavora però anche in ottica di mobilità sostenibile. Due i progetti: il primo riguarda il car pooling nelle scuole. Partito nel liceo Grassi, dove ha contribuito sensibilmente e ridurre il numero delle auto, da settembre andrà a coinvolgere altri 9 istituti cittadini. E poi c’è la mobilità dolce: è in elaborazione un piano per la realizzazione di piste ciclabili che attraversino la città, assicura l’assessore ai Lavori pubblici Dario Lonardoni. Su tematiche analoghe sta lavorando anche la multiutiliy Saronno Servizi: a settembre, in occasione della Tre Valli Varesine, sarà organizzato un convegno sul tema e, in questa occasione, saranno installate dieci colonnine per la ricarica delle auto elettriche.
La vita sociale
«Saronno è una città multiculturale, multireligiosa, multietnica. C’è un parroco copto, con fedeli egiziani, un altro ortodosso del patriarcato di Mosca, che accoglie i fedeli russofoni. La presenza più grande è quella dei fedeli islamici: c’è una comunità tanto forte quanto aperta al dialogo, una delle più numerose». Con tutte queste realtà il prevosto don Armando Cattaneo ha saputo costruire rapporti positivi: «l’accoglienza vince sempre, tira fuori il meglio delle persone». Sul piano più strettamente sociale, «la situazione è complessa, il lavoro è tutto a Milano, noi come Caritas siamo molto sotto pressione, anche se ci sono tante associazioni di ispirazione cristiana che lavorano bene e danno lavoro».
In generale, sono oltre 200 le associazioni attive sul territorio cittadino. E poi ci sono realtà come la Fondazione Cls, con le sue sette realtà di inserimento lavorativo e innovazione. Da un lato l’ente presieduto da Pasqualino Cau dà lavoro ad un centinaio di persone e supporta circa 130 utenti. Dall’altro investe sull’innovazione con Providentia, una start up innovativa che si occupa della ricerca nel settore delle nanotecnologie. Perfetto esempio di ciò che può succedere al crocevia tra passato e futuro.
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