Cazzaniga? “Persona senza empatia che chiamava i pazienti “catorci””
Sentita l'infermiera Jessica Piras al processo nei confronti del medico del Pronto Soccorso di Saronno accusato di 11 omicidi in corsia e 3 in famiglia
«Mi hai portato questo catorcio e adesso ci penso io». Questa è una delle tante frasi attribuite al medico del Pronto Soccorso di Saronno Leonardo Cazzaniga, accusato di aver ucciso 11 pazienti (quasi tutti malati terminali) del nosocomio con dosi massicce di anestetici e tre parenti dell’amante Laura Taroni, da parte di un’infermiera che ha lavorato nel suo stesso reparto per diversi anni.
L’infermiera Jessica Piras è stata sentita da accusa, difesa e parti civili questa mattina (venerdì) davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Busto Arsizio e a raccontare quanto è di sua conoscenza sulla vicenda che vede a processo il dottore insieme ad altri cinque tra medici e dirigenti dell’ospedale di Saronno.
La Piras ha fornito una testimonianza molto lunga e ricca di particolari per diversi motivi: lavorava in Pronto Soccorso, è stata amica intima di Laura Taroni per alcuni anni ed è stata una delle prime ad essersi accorta che la Taroni e Cazzaniga usavano in maniera sconsiderata i farmaci a loro disposizione.
«Cazzaniga parlava apertamente del suo protocollo – ha raccontato l’infermiera -. Quelle che metteva in atto non erano cure palliative perchè non è quello il modo di agire, senza nemmeno chiedere il consenso ai parenti che, nel caso della morte di Angelo D’Auria, chiesero anche spiegazioni perchè avevano capito che c’era qualcosa che non andava».
La Piras ha descritto Cazzaniga come una persona incapace di provare sentimenti di empatia nei confronti di persone gravemente malate o molto anziane, dotato di un ego smisurato che lo portava a trattare male chiunque lui considerasse meno bravo di lui: «A volte si presentava al lavoro con una maglietta con la scritta coroner (l’equivalente del medico legale in Italia) – racconta poi la Piras – prendeva in giro infermieri e medici anche per i loro difetti fisici e molti avevano chiesto esplicitamente di non lavorare con lui».
La Piras racconta anche quanto le fu riferito dalla dottoressa Soldavini: «La mattina della morte di Luciano Guerra (suocero di Laura Taroni, ndr) la dottoressa Monza si lamentò con la collega Soldavini dell’assenza prolungata di Cazzaniga dal Pronto Soccorso. Era andato con Laura a trovare Luciano Guerra in stanza. MI disse che prelevò dei farmaco dall’armadio, preparò una siringa e se ne andò. Quando Cazzaniga tornò, Guerra era già morto».
Una scena simile le venne raccontata dalla dottoressa Negri: «Mi raccontò di aver visto Cazzaniga prendere farmaci dal pronto soccorso il giorno della morte di Maria Rita Clerici. Disse che la madre di Laura era malata e che il farmaco era per lei»
Piras racconta anche dei tentativi di avvisare i colleghi infermieri e i medici che Laura Taroni stava dando farmaci al marito ma dal primario di cardiologia si sentì dire che guardava troppi film.
Le preoccupazioni dell’infermiera, che si allontanò dalla Taroni proprio dopo la morte di Massimo Guerra, non furono tenute nella giusta considerazione nemmeno dai Carabinieri di Cantù a cui tentò di esporre i suoi dubbi in merito alle morti nella famiglia di Laura Taroni: «Raccontai tutto quello che sapevo ma mi consigliarono di presentare un esposto anonimo che, però, non ebbe alcun seguito».
Su questa circostanza il Procuratore Capo Gianluigi Fontana ha annunciato un approfondimento sull’operato dei militari che consigliarono alla Piras di fare un esposto anonimo.
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