Cazzaniga, la coordinatrice infermieristica: “Era fuori controllo ma nessuno agiva “
Al processo al medico del Pronto Soccorso di Saronno ha parlato la responsabile degli infermieri del reparto: "Tutti si lamentavano. Io lo dicevo a Scoppetta e Valentini senza conseguenze"
Nuova giornata di testimonianze al processo nei confronti di Leonardo Cazzaniga, medico del Pronto Soccorso di Saronno accusato di aver ucciso con un mix di farmaci 11 pazienti del nosocomio e 3 familiari della sua amante e complice Laura Taroni (già condannata a 30 anni per due omicidi con rito abbreviato, ndr). Insieme a lui ci sono a processo anche 5 medici dello stesso ospedale che sono accusati di favoreggiamento e omessa denuncia.
Davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Busto Arsizio, presieduta da Renata Peragallo, sono stati escussi altri infermieri che hanno lavorato in Pronto Soccorso nel periodo in cui Cazzaniga era il deus ex-machina del reparto. In particolare le parole della coordinatrice infermieristica hanno fatto emergere come il medico godesse di una sorta di immunità garantita, in particolar modo, dal primario Nicola Scoppetta e dal direttore medico Paolo Valentini (anche loro imputati) che non intervenivano mai di fronte alle numerose e circostanziate rimostranze presentate dagli infermieri alla coordinatrice.
Proprio la sua testimonianza, infatti, ha disegnato in maniera chiara il ruolo dominante del medico che maltrattava le infermiere e le operatrici socio-sanitarie, insultava gli operatori del 118, faceva uso di farmaci antidepressivi prendendoli direttamente dall’armadio dei farmaci dell’ospedale, prelevava farmaci oppiacei che portava anche all’esterno dell’ospedale senza alcuna giustificazione valida, esternava in modo esplicito la sua relazione con Laura Taroni e praticava un protocollo inesistente, inventato da lui, che portava alla morte rapida alcuni pazienti che lui riteneva non più degni di vivere.
In buona sostanza il medico era completamente fuori controllo, soprattutto di notte e soprattutto se in turno con la Taroni: «Hanno sviluppato una simbiosi dannosa» – scriveva un’infermiera alla coordinatrice in una segnalazione.
Tutti questi comportamenti erano stati, in modi diversi e in fasi diverse, portati all’attenzione della coordinatrice degli infermieri del reparto che – puntualmente – riportava ai “superiori”, in particolare a Scoppetta e a Valentini che, però, come emerso dalla testimonianza, non avrebbero mai preso un provvedimento e, quando si decise di approfondire con una commissione ad hoc su due morti sospette, addirittura non ravvisarono comportamenti anomali da parte di Cazzaniga.
In buona sostanza Cazzaniga, all’interno del Pronto Soccorso, poteva fare quello che voleva senza che nessuno riuscisse a porre qualche ostacolo significativo alle sue azioni.
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