La Riva e le altre crisi: “Siamo in pieno autunno caldo”
Incontro tra i sindacati e il prefetto Zanzi, che ha assicurato massimo impegno per tenere il Governo informato. In programma una grande manifestazione a Verona. Filetti (Fiom): "Ogni giorno c'è una fabbrica in difficoltà"
Il Prefetto di Varese, Giorgio Zanzi, si terrà in stretto contatto con il governo, per segnalare ogni possibile spiraglio a favore dei lavoratori della Riva Acciaio. I lavoratori e i sindacalisti di Cgil e Uil che oggi hanno partecipato all’incontro in Prefettura, in ogni caso, hanno rilevato come il Prefetto sia al corrente di tutto ciò che sta accadendo nella fabbrica del gruppo Riva di Caronno Pertusella, e in quelle collegate (1.400 operai a casa, dopo la decisione dell’azienda di chiudere, a seguito del sequestro dei conti correnti).
La manifestazione di questa mattina
La tensione sta salendo, dopo 11 giorni di scioperi e presidi. Gli operai non sanno se riceveranno la paga e si cerca un accordo sulla cassa integrazione.
La prossima manifestazione sarà a Verona, dove ha sede uno dei 7 stabilimenti chiusi dai Riva. Secondo la Fiom Cgil e la Uilm «la decisione di fermare la produzione e mettere in libertà i lavoratori di tutti gli stabilimenti del gruppo Riva acciaio, all’indomani del provvedimento di confisca dei beni riferiti alla famiglia Riva e alle società da essa controllate, è inaccettabile e appare come il tentativo di utilizzare i lavoratori, che non hanno nessuna responsabilità, nel braccio di ferro contro la magistratura». «Ogni minuto che passa è un problema in più» dicono lavoratori e sindacati, preoccupati dall’idea che la mancata produzione faccia perdere al gruppo la sua clientela.
Il settore metalmeccanico della provincia di Varese sta passando un autunno caldissimo: «La crisi Riva riguarda tutti. Ogni giornoce n’è una nuova – osserva Stefania Filetti segretario generale della Fiom Cgil – ci sono le grandi crisi, ma anche tante piccole aziende che non tengono più il mercato e passano direttamente alla cessata attività. La ripresa non si vede all’orizzonte e c’è la necessità di pensare a un rilancio produttivo, altrimenti tutti questi operai che vengono espulsi dalle fabbriche diventano famiglie in grave crisi. Cresce così il lavoro nero, ma anche i giovani che tornano a casa dai genitori, le famiglie che si vendono le case a metà del mutuo, per non parlare del tema dei giovani precari che a fronte di questa situazione di crisi sono quasi passati in secondo piano ma esistono ancora».
«In questi giorni stiamo discutendo di un patto territoriale per la competitività – spiega Antonio Albrizio segretario provinciale della Uil – ma queste crisi hanno spostato l’attenzione ai drammi quotidiani delle fabbriche».
Dal punto di vista delle forze dell’ordine invece c’è una certa preoccupazione, mitigata solo dal fatto che tutti gli operai coinvolti in queste gravi crisi industriali si stanno comportando con grande compostezza e senso di responsabilità.
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