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I benefici della “doll therapy” nella cura dell’Alzheimer

In occasione della XIX Giornata Mondiale, al centro polifunzionale del Villaggio Amico sono stati presentati i risultati dell'innovativa cura

La XIX Giornata Mondiale dell’Alzheimer è stata l’occasione per fare il punto sulle terapie non farmacologiche per il trattamento dei pazienti affetti da demenza in Italia.

Il convegno “Insieme per curare: percorsi terapeutici per il paziente Alzheimer e per il suo familiare” organizzato dal Centro Polifunzionale Villaggio Amico di Gerenzano in collaborazione con l’Associazione Varese Alzheimer e l’AIMA Gerenzano (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer), ha chiarito e approfondito l’attuale status delle terapie e l’efficacia dei servizi assistenziali ai pazienti e alle famiglie.

Ha suscitato particolare curiosità e attenzione la “Terapia della Bambola/Doll Therapy” presentata dalla sua creatrice Britt-Marie Egedius Jakobsson, che ne ha spiegato l’origine e la sua diffusione nel mondo. Il dottor Ivo Cilesi, responsabile e supervisore della sperimentazione italiana della Terapia, ha dichiarato: “negli oltre 100 casi sotto osservazione nella Penisola, si è notato un miglioramento dello stato emotivo e comportamentale dei pazienti; anche il benessere delle famiglie è risultato direttamente collegato al periodo di trattamento”.

La Terapia della Bambola è un metodo innovativo che, sperimentato con successo negli ultimi anni anche in Italia, si colloca tra le terapie complementari che si dimostrano più utili per la stabilizzazione dei pazienti con disturbi affettivo-comportamentale.

La terapia viene utilizzata per i pazienti le cui capacità di memoria, logiche e verbali si sono ridotte e che, a causa di una patologia, non riescono più ad intrattenere relazioni stabili ed equilibrate. Questa terapia attiva delle modalità di relazione pre-verbali e non verbali che canalizzano le energie mentali del paziente; le attività sulla bambola hanno un ruolo di distrazione e stimolano la manifestazione di emozioni e pensieri che, diversamente, confonderebbero il mondo interno del paziente. 


Questa Terapia indirizza l’attenzione del malato verso un compito semplice e istintivo: l’accudimento di un “bimbo”. Si evita così la congestione del pensiero provocata dal continuo riproporsi di idee e stati affettivi che, non avendo più un filo conduttore, generano stati confusionali e di disagio, spesso manifestati con disordini del comportamento.

Tra i benefici osservati nei pazienti si sono riscontrate sollecitazioni quotidiane della memoria “procedurale” nei gesti di cura come la vestizione, il cambio di abiti o ancora attraverso le azioni del “cullare”.
Le bambole hanno caratteristiche particolari che le rendono in grado di suscitare emozioni: le braccia morbide ed una postura delle gambe lievemente rannicchiata, tale da rendere facile l’abbraccio; una dimensione e un peso simili a quelli di un neonato; tratti somatici che ricordano quelli di un bambino.

“Le terapie non farmacologiche – ha dichiarato la Dott.ssa Paola Chiambretto, Neuropsicologa Responsabile Nucleo Alzheimer Villaggio Amico a conclusione del convegno – rappresentano senza dubbio un forte coadiuvante nella presa in carico del malato là dove le terapie farmacologiche segnano il passo rispetto ai risultati”.

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 21 Settembre 2012
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