Mezzo secolo di “acciaio e fonderia”. Da Caronno l’eccellenza nel mondo
Compie 50 anni la Pangborn Europe, da sempre in paese: negli ultimi due anni nuove assunzioni e fatturato raddoppiato. Firmato anche un contratto con la Cina per 10 milioni di euro
Cinquant’anni di fonderia e acciaio, da Caronno Pertusella un’eccellenza in Europa e nel mondo. Non tutti conoscono la Pangborn Europe, azienda caronnese che negli ultimi due anni ha raddoppiato il fatturato e creato decine di nuovi posti di lavoro. Ma è una realtà consolidata nel mondo, tanto da aver appena chiuso un contratto di esportazione con la Cina per 10 milioni di euro. Contratto che riguarda la fornitura di impianti per la produzione di acciaio Inox.
La notizia è stata data durante i festeggiamenti per i 50 anni dell’azienda, che si sono svolti nel pomeriggio di lunedì 17 settembre proprio nei capannoni dell’azienda di Caronno Pertusella. «In 50 anni non ci siamo mai spostati, abbiamo sempre prodotto in questi capannoni, rinnovandoci e sperimentando, sempre fedeli alla produzione italiana – ha spiegato Renzo Boriano, direttore generale della Pangborn Europe, che dagli anni ’70 fa parte di una multinazionale americana -. Questa commessa con i cinesi non è casuale, infatti esportiamo già in tutto il mondo, tanto da avere l’80 per cento della nostra produzione destinato all’esportazione. La Cina è un grande mercato in via di sviluppo sul quale ci siamo concentrati negli anni».
L’azienda si occupa di diversi settori, ma principalmente di progettazione, costruzione e installazione di macchine per la fonderia e per il trattamento di superfici metalliche, tra cui anche quelle in acciaio inox. Tra i clienti raccolti durante gli anni si contano il Gruppo Fiat, l’Ilva Acciaio, i cantieri navali di Fincantieri, le grandi fonderie come la Breda di Bari e la Necchi di Pavia, oltre a Italsider.
Durante i festeggiamenti erano presenti anche i vertici industriali varesini, come il presidente di Univa, Giovanni Brugnoli, e il direttore Vittorio Gandini. «Questa azienda è l’esempio di come le industrie varesine siano presenti e siano state capaci di trasformarsi a seconda delle necessità – ha commentato Brugnoli -. La Pangborn esiste da 50 anni e ha saputo guardare con efficacia ai mercati esteri. Si vive di innovazione e ricerca, di capitale umano in azienda e di attenzione al mercato estero. Un mix che ha reso questa azienda unica».
In provincia di Varese il settore delle meccaniche metallurgiche conta come associati 500 imprese, per un totale di 30mila addetti. «In generale stiamo vivendo una situazione di stallo, ma su livelli bassi e i motivi sono diversi – ha aggiunto Luigi Galdabini, presidente del gruppo merceologico “Meccaniche” di Univa -: c’è una crisi nel credito che è notevole, non perché le aziende vadano male, ma perchè non viene data loro fiducia; inoltre, i consumi interni sono davvero bassissimi, mentre i costi energetici sono elevatissimi. Tutti questi fattori sono avvolti in una nuvola di incertezza enorme. Questo fa malissimo all’economia. In tale contesto esistono però aziende come la Pangborn, che hanno puntato tutto su ricerca e innovazione, non solo a parole, ma nei fatti, arrivando a quel fondamentale 80 per cento di esportazione. Servono tre qualità oggi per competere: esportare tanto, essere innovativi, personalizzare il prodotto».
Ma il segreto, se così si può chiamare, secondo il direttore Boarino è una somma di molti molti fattori: «Dobbiamo molto al personale che ha saputo rinnovarsi e trasmettere ai nuovi dipendenti quel sentimento di passione che ci ha sempre contraddistinto. Occorre lavorare, lavorare duro senza scoraggiarsi perchè le leve ci sono: i nostri dipendenti, la voglia di fare, l’innovazione, le idee».
La Pangbnorn ha quindi sentito marginalmente la crisi economica. Quale consiglio darebbe a un imprenditore che oggi si trova in difficoltà? «Gli direi di investire nelle proprie risorse interne con grande professionalità – risponde Boarino -. Si deve offrire qualcosa di diverso, cercare di rispondere alle esigenze del cliente, viaggiare, parlare, incontrare le persone. E poi crederci, spendere tanto del proprio tempo, e ascoltare».
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