Serve fiducia ma non solo quella dei lavoratori
Una situazione tra aziende e dipendenti che non evidenzia soltanto un momento di crisi, ma anche un modo di fare che genera disagi
Non credo di dover difendere i lavoratori a tutti i costi. La crisi esiste per tutti. Imprenditori e operai. Con la differenza che gli operai sono costretti a lottare per ottenere quanto spetterebbe loro. I dipendenti della Ims di Caronno Pertusella, ad esempio, a giugno lavoravano per la quarta azienda del settore in Europa. Nonostante la cassa integrazione, non potevano prendere tre settimane di ferie, perché c’era troppo lavoro. Ad agosto sono arrivate le lettere di licenziamento. Per tutti, nessuno escluso. È così è iniziata la loro protesta per ottenere lo stipendio, ovvero quanto gli spettava per il lavoro già fatto. Hanno bloccato l’ingresso dell’azienda, cercando disperatamente l’attenzione dei media locali e nazionali. Risultato, avranno gli stipendi, ma del loro futuro non sanno ancora nulla.
I dipendenti della Sanofi a Origgio hanno fermato la fabbrica perché l’azienda ha loro comunicato un piano industriale che prevede il trasferimento di 130 lavoratori in Abruzzo. Una vera doccia fredda. Eppure il settore farmaceutico non è in crisi. Ma la proprietà vuole ottimizzare gli utili.
Le domande, come avrebbe detto Antonio Lubrano; sorgono spontanee: perché "scomodare" l’opinione pubblica? Perché i lavoratori devono urlare per non essere considerati dei numeri o alla stregua delle macchine da spostare? Perché per ottenere un dialogo con le proprietà i dipendenti devono arrivare alle minacce? Perché le aziende non discutono prima con quegli stessi lavoratori che le hanno rese grandi?
Alcuni lavoratori della IMS hanno messo "in cantiere" un figlio quest’anno. Uno di loro nascerà tra qualche giorno. Scelta sconsiderata? No, l’azienda, secondo i lavoratori, andava benissimo, nessuno della proprietà aveva dato segnali di pericolo. Nel 2006 alla Sanofi, gran parte dei dipendenti, dopo un’alluvione che aveva invaso l’azienda, si sono rimboccati le maniche per ripulire fabbrica e macchinari. Non era mica scritto nel contratto, ma era giusto farlo per la "loro" azienda e per il "loro" lavoro.
E a questo coinvolgimento dei lavoratori, le proprietà rispondono con decisioni calate dall’alto, senza rendere partecipi coloro che le hanno rese ricche. Decisionismo necessario per il comando? Forse. Oppure miopia nel vedere le persone come numeri? In un momento delicato come quello che stiamo vivendo, c’è bisogno di sentire più condivisione anche da parte dei manager, degli amministratori e dei proprietari. Questo atteggiamento può aumentare la fiducia di cui si parla tanto. Quella stessa fiducia nel futuro che permetterà a un lavoratore dell’Ims di appendere un fiocco rosa fuori dalla sua fabbrica.
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