Ims: “Ci stanno togliendo la dignità”
Terzo giorno di presidio ininterrotto per i lavoratori della Ims. Nell'azienda staccati telefoni e gas: “Non conosciamo quale futuro ci attende e proseguiremo giorno e notte fino al pagamento dello stipendio di settembre”
«Porteremo a manifestare le nostre famiglie, i nostri figli, fin quando l’azienda non riconoscerà i nostri diritti. Ci stanno togliendo anche la dignità». Al terzo giorno di presidio permanente fuori dai cancelli della Ims, i 132 lavoratori sono determinati a proseguire nella protesta. Nell’area dell’ingresso dell’azienda, soltanto a giugno tra le prime in Europa nello stampaggio di cd e dvd, sono stati montati un gazebo (procurato dal sindaco) e portate sedie e panchine; è stato persino costruito un muretto in muratura per il fuoco, per scaldarsi nelle ore notturne. Qualcuno, cittadini e associazioni, ha portato anche pasti caldi e caffè, a questi dipendenti. Lavoratori che chiedono venga pagato lo stipendio.
La situazione non è migliorata nella giornata di venerdì, nonostante l’amministrazione delegato, Massimo Zigioti (che i lavoratori continuano a ricordare abbia la residenza a Santo Domingo), dopo giorni di silenzio, ha deciso di incontrare i lavoratori.
Lo stipendio di settembre non è ancor astato pagato, mentre nella fabbrica, oltre a non avere più gas, sono stati anche staccati i telefoni. A breve dovrebbe essere staccata persino la corrente, raccontano alcuni dipendenti. L’amministratore delegato ha detto ai lavoratori che ci sarebbe la liquidità per pagare un acconto di settembre, ma loro non ci stanno: «Ci ha detto le stesse cose di sempre, ha chiesto di interrompere il presidio, che i soldi di settembre stanno arrivando – spiegano i sindacati provinciali, Massimo Ferrario e Roberta Tolomeo -. Ma non ha spiegato nulla sul futuro dell’azienda. I dipendenti sono intenzionati a proseguire nella protesta, giorno e notte, almeno fino a quando non sarà pagato tutto il mese di settembre. Solo allora ci siederemo intorno a un tavolo, ma lì vorremo delle risposte sul futuro della ditta. Chi sono i possibili acquirenti? Quanti lavoratori saranno coinvolti? Come rilanciare l’attività?».
I sindacati hanno infatti chiesto l’intervento del Prefetto, per effettuare un incontro tra le parti in sua presenza perchè, sottolineano, «l’azienda non sta parlando chiaro – spiega un lavoratore. Fino a giugno eravamo la quarta azienda del settore in Europa e ora stiamo chiudendo. Cosa ha fatto questo amministratore che ha la residenza a Santo Domingo? Cosa è successo in questo periodo?»
«Se necessario porteremo anche le nostre famiglie a manifestare – prosegue una dipendente -. Siamo madri e padri di famiglia, chiediamo dignità, nient’altro. Abbiamo lavorato per tirare su l’azienda e qualcuno ha lavorato contro per distruggerla. Ci devono lo stipendio e tutto quello che abbiamo dato. Andremo avanti in oltranza, giorno e notte, se necessario anche con le famiglie».
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