“Ciao Ciccio, eri il nostro piccolo Buffon”
Chiesa parrocchiale gremita per l'ultimo saluto Luca Ciccioni, ucciso a dieci anni dalla leucemia. La piccola bara azzurra accompagnata in chiesa dai compagni di scuola e della squadra di calcio del paese
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La piccola bara azzurra di Luca è arrivata intorno alle 16, partita dalla chiesetta minore di San Cosma, nella zona dove Luca viveva con i genitori. Era preceduta da un corteo di bambini, compagni di scuola e della squadra di calcio dove giocava "Ciccio", nomignolo con il quale ormai tutti lo conoscevano a Uboldo. Al seguito un fiume di persone che si sono strette intorno ai genitori, Andrea e Mariarosa. All’interno della chiesa in tanti hanno atteso l’arrivo del piccolo. Sulla bara è stata posizionata una foto di Luca sorridente e, oltre ai fiori, anche una costruzione in mattoncini colorati che riproducevano il suo nome. Vicino due cappellini: uno della Ferrari e uno della Juventus. «Luca, un nome, un volto, un bambino – ha esordito nell’omelia funebre il parroco don Giancarlo Cogliati -. Travolto da un evento imprevedibile che ha creato una serie di legami, oggi indissolubili. Questo evento è un segno da interpretare. Forse, però, non riusciremo mai a comprenderlo fino in fondo».
«Luca aveva un carattere bello,
coinvolgente, brioso. Aveva contagiato gli adulti. Ogni bambino è una scoperta: papà Andrea e mamma Mariarosa hanno accompagnato il figlio giorno per giorno. In tutto questo tempo Luca aveva conservato il suo stile, la sua gioiosità, con cui ha fatto il cammino e contagiato chi gli stava intorno», ha detto don Giancarlo.
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Al termine della celebrazione funebre hanno preso la parola i piccoli amici di Luca, tra commozione e voglia di salutare Ciccio: «Abbiamo condiviso con te la nostra vita all’asilo, a scuola, nella squadra di calcio; eri il nostro piccolo Buffon. Ora proteggi i tuoi genitori e tutti noi. I tuoi nuovi compagni di squadra saranno gli angeli, il tuo nuovo allenatore è Dio. Ciao Ciccio, non ti dimenticheremo mai».
Il lungo corteo funebre, un vero e proprio fiume di persone con davanti tutti i bambini, ha poi accompagnato Luca verso il cimitero cittadino. Nessun carrello, nessuna auto: Luca è stato portato in spalla per tutto il tragitto.
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