Un nuovo compratore per la Arredi Tecnici Villa
Oggi l'assemblea dei lavoratori dell'azienda: i sindacati trovano l'accordo con l'acquirente e chiedono la revoca della messa in mobilità. Ma intanto il tempo stringe e a settembre partono i licenziamenti
Il lavoro c’è, il potenziale compratore anche, eppure l’azienda è a un passo dal fallimento e i suoi 33 dipendenti rischiano di restare senza lavoro. È la paradossale situazione della Arredi Tecnici Villa di Caronno Pertusella, azienda leader in Europa nel suo settore, che ormai da 15 mesi ha aperto la cassa integrazione straordinaria e qualche giorno fa ha chiesto l’avvio della procedura di mobilità per i suoi lavoratori. Oggi presso la sede della ditta, che in passato ha fornito tra l’altro i laboratori dei più importanti ospedali della zona, si è tenuta un’assemblea alla presenza di una quindicina di dipendenti (gli altri, per fortuna, hanno trovato temporaneamente lavoro altrove) e dei rappresentanti di FILLEA CGIL, Flavio Nossa, e FILCA CISL, Graziano Formentelli, al fine di esporre la situazione e preparare le prossime mosse per salvare la ATV.
Ieri nella sede della Provincia di Varese, alla presenza dell’assessore Alessandro Fagioli, i sindacati hanno firmato un accordo con Labosystem, uno dei soggetti interessati a rilevare l’azienda, che ha manifestato per iscritto l’intenzione di riprendere l’attività assorbendo tutto il personale alle stesse condizioni di contratto preesistenti, e ha addirittura ipotizzato un piano quinquiennale con la possibilità di nuove assunzioni. Forti di questo documento i sindacati hanno chiesto ai responsabili della procedura di concordato preventivo, nominati dal Tribunale di Busto Arsizio, di procedere al ritiro della messa in mobilità dei dipendenti, per poi prolungare di sei mesi la cassa integrazione in vista del passaggio di proprietà. La risposta dovrebbe arrivare mercoledì 3 agosto, nel corso di un nuovo incontro presso la sede Univa di Busto. I tempi per procedere sono serrati: la mobilità scade infatti l’11 settembre, giorno in cui partirebbero le lettere di licenziamento, mentre il 23 settembre il Tribunale sarà chiamato a valutare le offerte presentate dai potenziali acquirenti, ma difficilmente potrà prendere la decisione nel corso di una sola udienza e nel frattempo anche lo stato di cassa integrazione potrebbe terminare (la scadenza è fissata per il 27 ottobre). Un intreccio di date in cui i sindacati vedono un preciso disegno per “liberarsi” dei lavoratori e poter poi cedere l’azienda a costo zero.
Ma da dove nasce la crisi di un’azienda che sul piano operativo ha continuato fino all’ultimo a lavorare a pieno ritmo, accettando ordini e commesse da tutta Italia? Secondo i lavoratori si tratterebbe di un passaggio pilotato: dopo l’apertura della cassa integrazione, infatti, il proprietario della ATV (Alessandro Riva) ha ceduto il marchio all’azienda concorrente Ahsi, in cambio del 7% del fatturato. E oggi la stessa Ahsi mira a rilevare un ramo d’azienda, senza però garantire l’occupazione dei dipendenti. “Non possiamo tollerare – dice Flavio Nossa di FILLEA CGIL – che l’interesse dei creditori venga tutelato prima di quello dei lavoratori. Anche perché molti dei creditori sono piccole aziende locali che, se ATV chiudesse, rimarrebbero a loro volta ferme mettendo a rischio il posto di centinaia di persone. E non possiamo neppure permettere che l’azienda fallisca, perché questo le impedirebbe di partecipare in futuro a bandi pubblici, e significherebbere perdere il 70% del mercato. Ma siamo fiduciosi, ormai sarebbe davvero incomprensibile un epilogo negativo”. Sconcertati anche i dipendenti, molti dei quali hanno lavorato nella sede di viale Cinque Giornate per oltre trent’anni prima di finire in cassa integrazione a 650 euro al mese: “Il lavoro c’è sempre stato – ricorda Livio Del Signore – non abbiamo mai smesso di ricevere ordini, l’azienda funzionava e la situazione di oggi è inspiegabile”. E in caso di epilogo negativo della vertenza, i sindacati sono pronti alla battaglia: già in programma un presidio al tribunale di Busto Arsizio in occasione dell’udienza di settembre.
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