Referendum, anche i sindaci votano
Cosa votano ai referendum i sindaci delle principali città del varesotto? Abbiamo raccolto le indicazioni di voto dei primi cittadini di Busto Arsizio, Castellanza, Saronno, Varese
Anche i primi cittadini sono cittadini come gli altri. E anxche loro hanno opinioni – a volte anche molto diverse da quello che ci si aspetta – sui quattro quesiti cui siamo chiamati a rispondere domenica 12 e lunedì 13 giugno. Ma cosa votano ai referendum i sindaci delle principali città del varesotto? Abbiamo raccolto le indicazioni di voto dei primi cittadini di Busto Arsizio, Castellanza, Saronno, Varese.
«Anch’io andrò a votare e invito tutti i cittadini a recarsi a votare – spiega Fabrizio Farisoglio, sindaco di Castellanza – perché ricordo che il referendum è uno strumento di esercizio della sovranità popolare, sancito all’articolo 1 della nostra Costituzione “La sovranità appartiene al popolo”, e l’esito referendario è una fonte del diritto primaria che vincola i legislatori al rispetto della volontà del popolo. Inoltre, l’esercizio del voto, oltre che un diritto, è un dovere civico».
«Innanzitutto è fondamentale andare a votare per raggiungere il quorum e quindi far sì che i referendum siano validi e poi votare 4 sì ai 4 referendum – precisa il sindaco di Saronno, Luciano Porro – Anche la recente sentenza della Cassazione che ha fatto fallire il tentativo del governo di sabotare il referendum sul nucleare è un ulteriore colpo alla traballante compagine governativa. Per questo è innanzitutto importante andare a votare per difendere l’acqua pubblica, contro il nucleare, e per eliminare la legge sul legittimo impedimento che viola il principio di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Anche se il Referendum qualcuno pensa che non debba assumere valenza politica, l’Italia vuole essere governata per tornare a sperare nel futuro. Quindi: andare a votare e votare 4 sì»
«Voterò si per i referendum sull’acqua pubblica: mi sono convinto, da sindaco che l’erogazione dell’acqua debba restare tale – precisa Attilio Fontana, sindaco di Varese – Mentre l’Italia sta procedendo e andando oltre alle disposizioni legislative europee. Sono convinto che sia sempre più fondamentale, nel pubblico, distinguere chiaramente tra ciò che funziona e ciò che non funziona: se un servizio funziona deve rimanere pubblico, garantendo una gestione giusta e magari anche portando qualche soldino nelle casse di tutti. Per quanto riguarda la possibilità di remunerare gli investimenti con gli aumenti tariffari, non capisco: io non sono contrario al farlo, ma non vedo perchè debba poterlo fare solo il privato. Noi in regione Lombardia non tocchiamo le bollette da 11 anni: perciò non facciamo investimenti. Se potessimo aggiornare e ritoccare le tariffe, anche noi li faremmo. Su questi quesiti io voterò: per gli altri due invece, nucleare e legittimo impedimento, non ritirerò la scheda»
«La tutela dell’istituto referendario nasce dalla possibilità di potersi esprimere su quesiti che siano chiari – ricorda infine Gigi Farioli, sindaco di Busto Arsizio – In questo caso non è garantita questa chiarezza, e ricordo che si tratta di un diritto ma non un dovere. Per quanto mi riguarda andrò a votare su alcuni dei quesiti, anche se sto ancora riflettendo su quali scelte prenderò. IN particolare: quello sul nucleare sarebbe giusto ritirarlo, perchè priverebbe in caso di vittoria del sì l’Italia di un piano energetico nazionale. I due quesiti sull’acqua sono fuorvianti, soprattutto per quanto riguarda l’informazione che è stata fatta in merito alla “privatizzazione”. Sul legittimo impedimento lasciamo ai cittadini la possibilità di esprimersi, tenendo presente però che tutti i paesi europei sono dotati di una legge simile a questa, che permette la governabilità e la stabilità».
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